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tn morccdipascoleccC’erano già state grandi epidemie di peste nel Nord Italia. Le più virulente furono la peste nera del 1347 e la peste dei bambini del 1360. In particolare la peste dei bambini del 1360 decimò la popolazione infantile di Osio: i bambini infetti venivano portati in una baracca sulla via del Pascolo, dove ora sorge la cappelletta dei “Murtì” (realizzata parecchi secoli più tardi all'incrocio fra Via Fermi e Via Bonacio), per essere affidati alle cure amorevoli dei volontari, molto spesso genitori loro stessi di bambini infetti.


Dopo un lungo periodo di relativa calma, dopo quasi duecento anni, la peste fece la sua ricomparsa in Italia con tre epidemie: nel 1529, nel 1576 e, quella che maggiormente ha interessato le nostre campagne, quella del 1630. Le due precedenti avevano interessato perlopiù i grandi centri portuali e commerciali dell’Italia del Nord risparmiando le popolazioni delle campagne. Quella del 1630 si abbatté, come ricorda Monzoni, nei “Promessi Sposi” e nella “Storia della colonna infame”, pesantemente anche sulle grandi città e sui piccoli centri rurali della Lombardia.

A Osio erano sorti ben due “lazzaretti”, il primo a Sud della già menzionata Cappelletta dei Murtì, nella zona del Pascolo, nel luogo dove oggi è eretta la Stele dei "Morti di peste" e l’altra nelle immediate vicinanze del Brembo nelle campagne dei “Pascoletti”. Nelle misere baracche costruite in questi luoghi trovavano rifugio le persone contagiate e i familiari che non volevano separarsene.

Don Donato Taccagno, curato di Osio Sopra dal 1627 al 1630, soleva sfidare il pericolo del contagio per portare i sacramenti agli appestati. Dai registri parrocchiali risulta:

Adì 7 Luglio 1630

Io Prete Donato Taccagno Curato di Osio di Sopra battezzai
un figliuolo nato da Dominico di Abbati detto Ghercina et da
Catarina sua legitima consorte il dì 7 sudetto mentre
erano infetti nelle barache vicino al Brembo
Gli fu imposto nome Francesco Maria. La comadre
et matrina fu Alessandra Ceradella

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Don Donato morì qualche mese più tardi e stando a quello che risulta da un appunto di un suo successore, Don Giovanni Cominelli, Don Donato morì lui stesso fatalmente di peste.
Nel Luglio del 2013, sulla cappelletta dei “Mórcc di Pascolècc” è stata affissa una targa a ricordo del gesto eroico compiuto dal benemerito Curato.

La cappelletta, alla fine degli anni ’90 è stata ristrutturata e i lavori sono stati affidati al pittore locale Daniele Ubbiali. Durante il rifacimento sono stati ripresi i dipinti originali: la parete di sinistra ritrae San Zenone, patrono di Osio Sopra, e la parete di destra vede San Lorenzo patrono di Mariano entrambi con le rispettive parrocchiali alle spalle.

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Sulla parete di fondo un trittico di affreschi. La pala centrale rappresenta la crocifissione, a sinistra San Sebastiano trafitto dalle frecce e a destra San Rocco che mostra la ferita alla gamba. San Sebastiano e San Rocco sono rispettivamente patroni di Bonate e di Filago.


BGp (Maggio 2015)

Articolo già pubblicato, dello stesso autore, sul n. 77 di Ös a Ös - Feb 2015 

Categoria: Briciole di storia
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