Questo sito utilizzza i cookies. Consultare le PRIVACY POLICIES.
Stampa

tn foto1I più “vecchi” del paese se li ricordano bene. Forse qualcuno da ragazzo ne ha fatto anche parte come “bocia”. Si parla degli appartenenti alla “S.A.V.A.S”, il braccio operativo delle varie iniziative edilizie attuate ad Osio Sopra dal “parroco muratore” don Severino Vitali (leggi articolo su MicroOsio). Ed è proprio il “capo” a illustrare cosa sia la S.A.V.A.S. e chi siano i “Savini” in una lettera del 1953 (giacente presso l’archivio parrocchiale).


Egli scrive

“A Osio Sopra (Bergamo) un forte gruppo di uomini e giovani (una settantina e quasi tutti operai della Dalmine) e alcuni ragazzi si è messo da tre anni a disposizione del parroco nelle ore libere per costruire case nuove e rifare le vecchie inabitabili sotto ogni punto di vista … il parroco ha ideato questa specie di Società … Questi operai prestano la loro opera gratuita, e in tre anni si sono sistemate in ambienti nuovi n. 13 famiglie e in ambienti radicalmente trasformati altre 13. Inoltre è stato appena inaugurato un oratorio per la gioventù con ampi saloni per ritrovi e giochi, sale di lettura e catechismo, una officina scuola, la casa e l’abitazione del Direttore. Nel 1951, tale gruppo di operai, approfittando a turno delle ferie, ha rifatto un vecchio caseggiato in montagna preso dal parroco e si è fondata una colonia Alpina principalmente per i bambini poveri di contadini dimenticati da tutti …”

1948 – la situazione abitativa ad Osio Sopra

A dare spunto alla creazione della S.A.V.A.S. è dunque la situazione abitativa che don Severino Vitali verifica già al momento del suo ingresso come parroco nella nostra comunità (18 ottobre 1948). Siamo nell’immediato dopoguerra e Osio Sopra, paese a vocazione ancora contadina, comincia a intravedere altre opportunità offerte dal lavoro presso lo stabilimento siderurgico della “Dalmine” e a registrare, di conseguenza, anche l’afflusso di “immigrati” da altri paesi della bergamasca. Infatti, nella sopracitata lettera, don Severino scrive:

"… si noti che ad Osio Sopra ci sono oltre una ventina di famiglie che hanno un ambiente solo per camera e cucina e alcune fanno il turno per riposare. Siamo a un chilometro dalla Dalmine e parecchie famiglie sono venute dal di fuori e hanno alloggiato nelle soffitte per essere vicini al posto di lavoro… e poi occorrono alloggi per 200 famiglie …”.

tn 071 Stal Colomberatn 081 Stal di Popoi 1966tn 083 L'abbandono

Anche i quotidiani dell’epoca, narrando l’origine e le gesta della S.A.V.A.S., rimarcano la precarietà della situazione logistica in cui il paese versa. La narrazione è da considerarsi “postuma”, nel senso che è soprattutto una ricostruzione avvenuta al momento della scomparsa di don Severino nel 1958.

“… Osio Sopra, un paesotto di 2500 anime, collegato alla provinciale per Bergamo da una stradicciola tutta buche che scavalca l’autostrada … L’unico segno di progresso era rappresentato dalla luce elettrica. Neppure la fognatura c’era, quindi potete immaginare che cosa erano quelle viuzze rinserrate tra case vecchie di alcune centinaia di anni …” (dal “Corriere Lombardo” – 29 gennaio 1958)

“ …dopo appena quattro giorni [dal suo trasferimento ad Osio Sopra – 1948] don Severino aveva chiamato in canonica gli uomini validi del paese e aveva fatto loro un breve discorso: < amici cari ci vuol poco a vedere quanti di voi vivono male in case strette, malsane, decrepite e addirittura pericolanti. Perché non cominciamo a demolire le peggiori e a costruirne delle nuove? Lavoreremo nei ritagli di tempo, senza nessuna paga. I materiali ce li procureremo come potremo … poco alla volta rifaremo Osio Sopra con le nostre mani …”  (Egisto Corradi da “Il Nuovo Corriere della Sera” gennaio 1958)

L’origine dell’acronimo S.A.V.A.S.

L’origine del nome e dell’acronimo S.A.V.A.S. è narrato ampiamente sul n. 4 (marzo 1951) de “Il Piccione del Campanile”:

“Una banalità qualunque ha dato il nome alla nostra Società. Era il 25 aprile del 1950. Le fondamenta della casa di S. Giuseppe [ndr. il condominio tuttora esistente a fianco dell’oratorio] erano pronte; chi aveva lavorato per la sabbia, chi per lo spianamento del campo sportivo. Il Parroco volle dare a tutti un po’ di premio e li condusse in gita con due autopullman. Vollero mettere un cartello sugli automezzi e per scherzare si stamparono a mano quattro vistosi cartelli con la scritta. “SAVAS - OSIO SOPRA”. Il suo vero significato fu “Società Anonima Vagabondi a Spasso”. In quella circostanza furono veri vagabondi a spasso. Ma in quel giorno finì anche la Società Anonima Vagabondi a Spasso.

tn foto2

Non tutti però erano paghi. Ecco allora nascere fra i vagabondi alcuni volonterosi che dissero: “Non fermiamoci, dobbiamo continuare! Col nostro lavoro e col nostro sacrificio dobbiamo portare a termine l’opera. E così, senza accorgersene, mattone su mattone, piano su piano si arrivò al tetto, ai serramenti, alle tinte, alle opere di finitura e tutto continuò fino al giorno dell’inaugurazione il 26 marzo scorso (1951 n.d.r.). Ma la società non volle cambiare sigla e i vagabondi a spasso divennero così i “Volontari di Azione e Sacrificio”. Per questo si è fatta una bandiera, si sono coniati dei distintivi e si sono distribuiti. Il campo della SAVAS si è così allargato: chi ha lavorato di cazzuola e martello, chi a dirigere, chi a raccogliere un po’ di soldi, chi ha pensato alle attrezzature della Colonia, chi a fondare un giornalino (Il Piccione del Campanile n.d.r.) ecc…”.

Lo Statuto della S.A.V.A.S.

Proprio “Il Piccione del Campanile” – notiziario settimanale di Osio Sopra diretto da Michele Maccarini - sul numero 6 dell’anno 1 (aprile 1951) pubblica lo Statuto Ufficiale della S.A.V.A.S. Questo è il testo integrale.

In data 10 maggio 1950 si è costituita in Osio Sopra la S.A.V.A.S., Società Anonima Volontari Azione al Sacrificio.
Programma: fare del bene a tutti.

      1. Essa è completamente apolitica, ma potrà interessarsi di politica quando gli interessi sociali e morali del paese ne richiederà l’intervento;
      2. Risulta composta da un Capo, dai soci e da un Segretario;
      3. Il Capo ha funzioni speciali di direzione, collegamento tra i soci; come tale ascolterà tutte le proposte che vaglierà e approverà o meno, sentito il parere della maggioranza. Il Segretario sarà a sua completa disposizione il quale avrà il compito di raccogliere tutte le attività dell’associazione elencandole su un apposito registro.
      4. I soci dimostreranno con azioni concrete l’alto spirito di sacrificio di cui sono animati;
      5. Il socio non sarà tenuto a versamenti in denaro per l’iscrizione non avendo la SAVAS per capitali che azione e sacrificio;
      6. Chiunque può divenire socio della SAVAS ma passerà effettivo con diritto al distintivo solo dopo un periodo di prova. Se alcuno se ne rendesse indegno per qualsiasi motivo verrà espulso dopo il voto di maggioranza su proposta del Capo;
      7. Ogni mese si terrà una riunione della “Cenacolo”;
      8. Il programma di lavoro verrà presentato dal Capo e lo si discuterà democraticamente.
      9. Ogni delibera deve essere approvata dal Capo.
      10. Le attività della SAVAS sono molteplici: edilizia – Colonia montana – Giornalino ecc…
      11. Nessun socio potrà appartenere a partiti marxisti perché condannati dalla Chiesa.
      12. Si richiede una condotta veramente cristiana,
      13. Ogni socio deve accettare integralmente il presente statuto.

tn foto3

Vi sono alcune curiosità da rilevare: innanzitutto la stringatezza del documento; il programma vastissimo concentrato in sole 5 parole: “fare del bene a tutti”; non c’è un Presidente ma un “Capo” (simpatico, no?); il Giornalino (così è chiamato “Il Piccione del Campanile”) figura essere l’organo della S.A.V.A.S. e non bollettino parrocchiale.
La S.A.V.A.S. comunque, pur essendosi costituita ufficialmente il 10 maggio 1950, inizia la sua esperienza già nel 1948, poco dopo l’insediamento di don Severino come parroco di Osio Sopra, come sopra è già stato evidenziato.

I Savini e l’orgoglio di appartenenza alla Società

I “Savini” esprimono un forte senso di appartenenza alla loro Società, ambiscono ad avere e portare con orgoglio un distintivo all’occhiello della giacca, hanno una loro bandiera che un alfiere porta durante le varie cerimonie e processioni e possono addirittura vantare un giornaletto settimanale: “Il Piccione del Campanile”.
Come narra proprio il loro organo di stampa, il 26 marzo 1951 si tiene una solenne cerimonia per l’inaugurazione della Casa S. Giuseppe e, nell’occasione, vi è la consegna ufficiale dei distintivi di appartenenza alla S.A.V.A.S. da parte degli onorevoli Colleoni e Cremaschi, due parlamentari bergamaschi.

tn foto4

Quanto sia ambito essere insigniti del distintivo è dimostrato dalle lagnanze di chi si sente, nell’occasione, ingiustamente escluso.

Facendo resoconto delle attività svolte ad un anno dalla fondazione della S.A.V.A.S. il Piccione del Campanile pubblica un articolo in cui sono specificate le motivazioni che sottostanno alla consegna dei distintivi:

“….A questi, e a questi soli [cioè ha chi ha collaborato alla costruzione della Casa S. Giuseppe], furono distribuiti i distintivi perché veri soci “volontari di azione e sacrificio”. Vi sono anche soci “ad honorem”, ma tutti quelli che sono stati fregiati di distintivo o hanno collaborato direttamente alle suddette attività o vi hanno generosamente contribuito con offerte in natura o in denaro. Quindi cadono tutte le dicerie al proposito (specie quelle sorte fra i soci stessi, forse un po’ gelosi perché anche altri che non hanno sporche le mani di malta lo portano onoratamente e meritatamente) e la SAVAS d’ora in poi va considerata una vera società pronta ad altri sacrifici per il bene del paese. Il nostro scopo è solamente questo: far del bene a tutti indistintamente. La SAVAS però ha le braccia allargate e non essendo una società segreta o politica, accoglie di buon cuore chi ne vuole accettare il programma pronti a collaborare con azione (e non a parole) e sacrificio. Mentre si ringraziano tutti quelli che hanno contribuito con qualunque mezzo od in qualsiasi maniera alla realizzazione di tali e tante opere, la SAVAS attende altri mezzi per dare ad altre famiglie un ambiente degno di creature di Dio e una Colonia bene attrezzata ai figli bisognosi di cure. A tutti un avviso: ci possono essere state delle dimenticanze nella distribuzione dei distintivi: rivolgetevi tranquilli al nostro Capo che non solo accoglierà ben volentieri le vostre lagnanze ma sarà onorato di fregiare il petto ad altri soci”.

tn foto5

Tutti d’accordo? A quanto pare, no

Come è nello stile de “Il Piccione del Campanile”, la risposta alle rimostranze – così come riportato - è abbastanza pepata. Da che mondo è mondo, avviene che  chi prende iniziative è spesso soggetto a critiche. Quindi, non può esserlo da meno anche la S.A.V.A.S. Già all’interno dello stesso gruppo c’è la convinzione che “vale più la pratica della grammatica”, cioè che i veri “Savini” sono da considerarsi quelli che “ si sporcano le mani con il cemento” piuttosto di chi organizza o fa di conto oppure scrive. Dall’esterno, a parte i bastian contrari per natura, vi sono altri fronti di polemica. Ne dà puntuale resoconto sempre “Il Piccione”. In primis vi sono le famiglie che si sentono escluse dai benefici degli interventi della S.A.V.A.S. Sul n° 3 del giornale don Severino scrive “E sei famiglie fortunate troveranno spazio, luce e respiro nella nuova casa S. Giuseppe. Vorrei poter dare a tutti i bisognosi una casa, ma le famiglie prescelte sappiano almeno apprezzare l’opera e ricordino … che non si è guardato al colore politico”. Vi sono poi le malelingue che fanno insinuazioni sui debiti che la Società accumula e ai quali il Direttore del Piccione manda a dire che “… e qui diciamo che è inutile rispondere perché il responsabile ha portato già, agli interessati, prove di fatto alquanto esaurienti…”. Non mancano certo gli estimatori della favola di Esopo “la volpe e l’uva”. Alla richiesta del Presidente della Filodrammatica, Crotti Salvi, che chiede di considerare la compagnia teatrale degna di essere insignita del distintivo della S.A.V.A.S. per i meriti acquisiti e perché rispondente allo spirito dello Statuto, risponde con una lettera aperta l’ex Presidente Rino Teli pubblicata sul n° 6 del Piccione.

tn foto6

 

“…dal 1946 e per 4 anni (sotto la mia Presidenza), la Filodrammatica ha avuto al suo attivo ben 72 rappresentazioni. Quindi apparirebbe logico che senza volontariato e sacrificio ciò non sarebbe avvenuto e quindi apparirebbe logica la sua ammissione alla SAVAS. Ma è il caso? La filodrammatica ha già il suo “drappo” con il nome “Ad Astra” il lettere argentee con sullo sfondo turchino l’orsa minore. Era stato scelto dall’indimenticabile don Agostino (Agostino Ghilardi curato ad Osio dal 4.1.1943 al 28.7.1946 ndr.). Ricordo che la Filodrammatica viaggiava con la cavallina bianca del Cesco e col carro incappottato di Ferruccio. L’auspicio che le diatribe interne finiscano perché la situazione è incresciosa soprattutto in un paese che come Osio Sopra vanta nel campo filodrammatico le più belle tradizioni sin dal 1911…”. Vi è infine un trafiletto del Piccione che evidenzia pure critiche probabilmente derivanti da imprese edili del circondario che vedono nella S.A.V.A.S. una concorrente “fuori mercato”: “la SAVAS, nome che non suona bene per certe società edilizie gestite da individui che certe volte si mantengono a galla soltanto per i loro milioni mal guadagnati …”.

I meriti e le benemerenze dei Savini

Al di là delle critiche e delle polemiche sopra evidenziate, sono indubbi i meriti acquisiti dalla S.A.V.A.S. per quanto ha fatto a vantaggio della comunità di Osio Sopra. I Savini al proposito hanno potuto godere, al traino di quella del “Parroco muratore” loro capo, di una fama a livello nazionale, essendo citati in numerosi articoli di giornali e trasmissioni radiofoniche. Tuttavia, il ricordo che forse rimane più impresso in coloro che hanno fatto parte della S.A.V.A.S. è il viaggio a Roma e l’udienza privata che Papa Pio XII ha loro accordato. Lo storico incontro, con tanto di foto comparsa anche sui quotidiani nazionali, avviene il 28 settembre 1952.

tn foto7

La Società si scioglie alla morte improvvisa del parroco don Severino Vitali, avvenuta domenica 12 gennaio 1958. Diverse delle opere attuate dai Savini esistono ancora, anche se in parte riadattate alle esigenze del giorno d’oggi; si citano al proposito il già menzionato condominio “Casa S. Giuseppe”, l’Oratorio e il campo sportivo annesso; di altre rimangono solo le vestigia perché non più utilizzate, come la colonia estiva per bambini in quel di Pizzino, in Valtaleggio.

Alcune delle opere realizzate dai Savini

tn foto7atn foto7btn foto7c

 

Data la scomparsa prematura e soprattutto inaspettata del “Capo” a soli 55 anni, è sempre risultato difficile e lo è ancora più oggi, fare un inventario preciso di tutti gli appartamenti messi a nuovo per le famiglie di Osio Sopra. Gli unici dati certi risultano essere un breve redazionale del 1° anno di attività riportato a maggio 1951 dal Piccione del Campanile:

Checchè se ne dica, la SAVAS continua alacremente la sua opera. Ultimamente sono stati eseguiti i seguenti lavori:

  1. Rimessa a nuovo, con criteri igienici, la stalla dei Fenili;
  2. Alla “Madonna della Scopa” un vecchio portico è stato trasformato in una bellissima stalla comoda e ampia ed i locali di abitazione vicini, in parte rifatti ex novo, tutti ripuliti, tinteggiati, resi insomma luminosi e più abitabili per i nuovi inquilini.

Come vedete, il sacrificio di questa povera gente e laboriosa prosegue anche in silenzio, portando quelle modifiche necessarie ad un paese civile.

e quanto riportato nella già menzionata lettera di don Severino (1953) in cui dice che “nei primi tre anni si sono sistemate in ambienti nuovi n. 13 famiglie e in ambienti radicalmente trasformati altre 13” e successivamente che “ poi occorrono alloggi per 200 famiglie …”.

tn foto8

Non si sa se l’impresa (alloggi per 200 famiglie) sia riuscita alla S.A.V.A.S. nei successivi 4 anni e mezzo. Di certo non sono d’aiuto i redazionali dei vari quotidiani dell’epoca che si sono sbizzarriti a riportare cifre talvolta iperboliche; per puro esempio:

“…un’opera (quella della S.A.V.A.S) che può essere riassunta da queste cifre: 130 nuovi fabbricati, quasi 500 alloggi, i quali hanno assicurato alle famiglie di Osio la possibilità di sistemarsi in case moderne e pulite, dando nel contempo una estetica completamente nuova al paese (Agostino Giuliano – L’Osservatore della Domenica – organo ufficiale del Vaticano, 26 gennaio 1958); ovvero “… la S.A.V.A.S. a tutt’oggi ha costruito o rimesso a nuovo qualcosa come un centinaio di appartamenti o abitazioni. Ha fatto di più: ha provveduto a tutti gli allacciamenti fra le case e la rete principale delle fognature costruita in paese dal comune.” (Egisto Corradi – Il Nuovo Corriere della Sera, gennaio 1958); ovvero ancora: “oggi ad Osio Sopra ci sono più di 100 stabili costruiti a nuovo, con un complesso di 400 alloggi, e, salvo le due case che fanno parte dei beni parrocchiali, sono di proprietà di chi li abita” (dall’inviato del Corriere Padano 29 gennaio 1958).

Al di là di tutto quanto ha costruito, due sono i grandi beni “immateriali” che la S.A.V.A.S. ha lasciato in eredità alla comunità di Osio Sopra. Il primo è la formazione di numerosi giovani e meno giovani in campo edile.

 

tn foto8a

Seguendo il motto “impara l’arte e mettila da parte”, diverse di queste persone hanno potuto costruirsi in proprio la casa al momento del grande sviluppo  verificatosi all’inizio degli anni ’60; altri ancora si sono messi in proprio come piccoli artigiani edili ed altri ancora hanno scelto come proprio lavoro il mestiere del muratore. Anche su questo versante i giornali dell’epoca ci hanno “ricamato sopra”:

“Quasi nessuno (dei Savini) sapeva nulla dell’arte muraria, ma don Severino fu maestro a tutti e non pochi sotto di lui divennero provetti mutatori. Oggi a Osio c’è una settantina di persone che maneggia tranquillamente il filo a piombo e sa tirare su diritto un muro e fare una volta o porre l’architrave a regola d’arte …” (Il Corriere Padano 29 gennaio 1958); ancora “fra tutti i componenti (della S.A.V.A.S) solo due avevano dimestichezza col mestiere del muratore. Gli altri erano contadino o operai metallurgici della Dalmine o di altre aziende del genere; non sapevano nulla dell’arte di tirar su muri, di costruire volte, scavare fondamenta, costruire soffitti e di stendere tetti. Oggi Osio conta una settantina di uomini che maneggiano il filo a piombo, la cazzuola, la rotella metrica e tutto il resto come  muratori veri e propri … (Il Nuovo Corriere della Sera – gennaio 1958)

tn foto9

Il secondo grande bene è l’aver gettato il seme e fatto crescere a vantaggio della comunità lo spirito del volontariato diffuso che ancora oggi è uno dei valori più riconosciuti al paese di Osio Sopra; di tutto questo una parte di merito va riconosciuta certamente ai “Savini” e al loro “Capo”.


V.F. (Giugno 2015)


Note finali:

    1. Le foto pubblicate fanno parte dell’archivio storico di Micro Osio; le foto n° 4 e 5 sono state messe a disposizione dal sig. Edilio Colleoni; la foto n° 7 è stata messa a disposizione dal sig. Raffaele Caglioni, uno degli storici “Savini”; la foto n° 8 proviene dalla famiglia di Paolo Cassotti che con il padre apparteneva al gruppo dei “Savini”; le vignette sono tratte da “Il Piccione del Campanile” messo a disposizione dalla famiglia di Michele Maccarini; le citazioni dai vari quotidiani dell’epoca sono estratte da una raccolta degli stessi giacente un tempo presso la biblioteca privata Frigerio. Un sentito ringraziamento a tutti loro per la gentile collaborazione.
    2. La storia dei “Savini” è stata ricostruita in base ai documenti in possesso. Dato l’abbondante materiale disponibile è stata fatta una sintesi, seppur ampia. Tuttavia, quanti hanno fatto parte della S.A.V.A.S. possono portare la loro testimonianza diretta (magari anche con foto d’epoca); MicroOsio sarebbe lieto di dare loro evidenza in articoli successivi. A tal proposito, a breve sarà pubblicato un articolo su “La Colonia di Pizzino” alla cui costruzione ha dato il suo fattivo contributo la S.A.V.A.S.

 

 

Categoria: Gli anni '50 e '60
Visite: 4498