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tn foto1Molte persone si riconosceranno nell’immagine qui accanto. Si tratta di una delle fotografie di gruppo (1953) di bambini e di bambine di Osio Sopra – delle classi degli anni ‘40 in poi – che hanno avuto l’occasione di trascorrere le loro vacanze nella colonia alpina di Osio Sopra a Pizzino, in val Taleggio.


Negli anni Cinquanta del secolo scorso si intensifica infatti la consuetudine, nel periodo estivo, di mandare i bambini in colonia al mare o in montagna. In genere si tratta di colonie riservate ai figli dei dipendenti di grandi aziende come la Dalmine (la colonia di Castione in montagna o di Riccione al mare, ad esempio) o come l’Italcementi (la colonia di Varazze), ovvero di Enti di categoria, tipo la Cassa Edile, o di Enti di stato quali INPS o Inail.

tn foto2Ebbene, proprio negli anni ’50, anche Osio Sopra fonda la “propria” colonia estiva. Come avviene per quasi tutte le iniziative che fioriscono in paese in quegli anni, anche la colonia scaturisce dall’idea di don Severino Vitali, il “parroco muratore”. Egli è originario di Pizzino, una ridente località della Valle Taleggio e proprio là egli pensa di dar vita ad un posto di soggiorno estivo per i bambini di Osio Sopra.

Perché una colonia propria?

Considerato che già c’è la possibilità di accedere alle colonie estive della Dalmine o ad altre è proprio necessario che il paese, o meglio la Parrocchia, si impegni a costruire e mantenere una propria colonia? La risposta sta nel fatto che, come più volte accennato, Osio Sopra negli anni ’50 è ancora e soprattutto un territorio a vocazione agricola e i contadini non hanno l’opportunità di poter mandare i propri figli nelle colonie aziendali.

E’ lo stesso don Severino che spiega:

“ … è fondata una colonia Alpina principalmente per i bambini poveri di contadini dimenticati da tutti … si assistono gratuitamente una quarantina di bambini all’anno e quelli che pagano versano L.10.000, viaggio compreso; ben poca cosa in confronto delle spese necessarie e senza alcuna sovvenzione, se si eccettua il primo anno che gli aiuti hanno dato L.100.000 per l’arredamento”. (da un suo scritto 1953 giacente nell’archivio parrocchiale).

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Che la colonia sia soprattutto riservata ai più bisognosi è confermato da una nota comparsa sul n° 8 (aprile 1951) de “Il Piccione del Campanile”: “N.B: per chi avesse interesse si porta a conoscenza che i posti disponibili per la colonia sono pochissimi e l’età è dai 6 compiuti ai 14 anni. Ai poveri gratis, ai bisognosi facilitazioni e sconti”.

La costruzione della Colonia

Passare dall’idea alla pratica per don Severino non è un problema. Conoscendo bene il posto, egli individua un caseggiato in disfacimento presso il Santuario della Madonna di Salzana a Pizzino e decide di acquistarlo con soldi suoi, probabilmente vendendo alcune proprietà in loco avute in eredità dal padre. Così riportano anche i quotidiani dell’epoca che alla sua morte hanno ricostruito la biografia del parroco muratore: “… per il primo anno di esercizio della colonia montana di Pizzino, don Severino ci rimise quasi mezzo milione di lire del suo” (Nuovo Corriere della Sera ). Fatto, questo, confermato anche da numerose altre testimonianze, compresa quella riportata dal “Corriere Lombardo”.

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Braccio destro nell’operazione per rendere agibile lo stabile è ovviamente la S.A.V.A.S. (leggi articolo di MicroOsio). “Il Piccione del Campanile” che, come sappiamo, è anche l’organo di stampa e la voce ufficiale della Società scrive:

“Domenica scorsa (siamo a fine aprile 1951) dopo aver spedito buona parte del materiale occorrente per il funzionamento della colonia di Pizzino, letti, materassi, mobilio, ecc … sono partiti alla volta di detta colonia alpina quattro operai della SAVAS per eseguire, lassù, i lavori necessari di approntamento. Altri di questi volontari al sacrificio hanno seguito i primi durante la settimana, in tutto 15 uomini. Questi uomini e questi giovani in tutte le opere che eseguiscono vi lasciano cadere, contenti, il sudore delle loro fatiche con la speranza che il loro sacrificio sia di esempio a tutti per una totale e completa collaborazione.”

E’ un po’ una corsa contro il tempo, dato che l’intenzione è quella di far funzionare la colonia già per giugno 1951. Le opere edili non sono di rapida esecuzione, non tanto per l’abilità degli operai della SAVAS quanto per le difficoltà di approvvigionamento dei materiali.

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Al tempo, raggiungere Pizzino è un’impresa: dopo la frazione della Roncaglia di S. Giovanni Bianco per 10 Km circa e fino a Sottochiesa di Taleggio si dipana una strada solo sterrata, ad unica carreggiata, stretta tra splendide gole (solo da… ammirare), i cosiddetti “Orridi della Valtaleggio”. Poi da Sottochiesa a Pizzino vi sono altri tre chilometri da percorrere, sempre su sterrato, con una carreggiata ancor più stretta. Giunti in piazza della chiesa a Pizzino, viene il bello. La colonia si trova in una gola accanto al Santuario di Salzana e per raggiungerla bisogna percorrere uno stretto sentiero di circa 400 mt. (in leggera discesa) che dopo un tratto attraverso i prati si immerge nel bosco. Tutti i materiali (e gli arredi) devono essere quindi trasportati a braccia o, se c’è la fortuna di reperirli, a dorso di muli.

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Tuttavia, con la loro tenacia, “Savini” ce la fanno e “il Piccione del Campanile” in data 10 giugno annuncia:

oggi parte per Pizzino l’ultimo carico. Resta così completata la laboriosa fatica per l’attrezzatura della Colonia. Domenica prossima 17 giugno, con ogni probabilità, a Pizzino in Valle Taleggio avverrà l’inaugurazione ufficiale della colonia alla presenza delle autorità di Osio Sopra e di Taleggio”. L’edificio è denominato “Colonia parrocchiale Osio Sopra” con memoria per “Bellaviti Giuseppe”, probabilmente un benefattore del posto. La cerimonia d’inaugurazione deve essere stata piuttosto informale e senza grandi festeggiamenti; festeggiamenti che invece avvengono il 15 luglio dello stesso anno come descritto da “il Piccione del Campanile”: “Ore 6 del mattino arrivano gli appartenenti alla SAVAS con in testa la bandiera che oggi per la prima volta ha fatto il suo ingresso in chiesa. Ore 9,30 arriva il grosso: tre autopullman zeppi di gente. C’è pure il corpo musicale di Mariano al Brembo che durante al giornata gareggerà con quello di Vedeseta … ma la banda di Mariano è un’altra cosa. Tanta è la gente giunta fin quassù che si potrebbe scambiare benissimo gli ospiti per indigeni del luogo. Dovunque si metta il naso c’è Osio Sopra. Pizzino certamente non ha mai assistito, a detta dei locali, a roba del genere. Ore 10,30 messa accompagnata dalla Schola Cantorum di Osio Sopra, omelia di mons. Meli e poi la pittoresca e caratteristica processione tra il verde dei prati e lo scenario dei monti. Quindi il rompete le righe e pic nic o pasto in trattoria. Gli ultimi vagabondi lasciano Pizzino alle 22”.

tn foto7Il Vescovo di Bergamo, mons. Giuseppe Piazzi, fa visita alla colonia di Pizzino

Ma a Osio sono tutti d’accordo sulla Colonia?

Scorrere gli avvenimenti degli anni ’50 è assai istruttivo perché emerge quasi che Osio Sopra abbia nel suo DNA due caratteristiche che si ripresentano spesso: quella del volontariato e quella della dialettica (ehm …) di parte; il caso della Colonia di Pizzino è uno dei tanti esempi. Tutto bene e tutto bello? Pare di no. Lo dimostrano alcuni interventi riportati da “Il Piccione del campanile”.

Sul numero 5 (aprile 1951), don Severino puntualizza le finalità della colonia ed elogia i volontari:

“ … si porta a conoscenza degli interessati che sono aperte le iscrizioni per la Colonia montana di Pizzino, iscrizioni che si chiuderanno a fine aprile (salvo imprevisti) onde informare le autorità che devono dare la concessione circa il numero esatto di bambini. Si porta a conoscenza che i poveri saranno ammessi a titolo gratuito mentre agli altri si potranno fare delle belle facilitazioni. La retta intera è di £. 10.500, oltre alle spese ordinarie e visita medica. Le iscrizioni si ricevono in casa parrocchiale. Se il numero sarà superiore ai posti disponibili, sarà data preferenza ai più bisognosi. Intanto la preparazione procede a ritmo veloce e il nostro bravo Garlini lavora a preparare materassini, che riescono veramente bene. Dopo l’avviso di domenica scorsa parecchie brave nostre donne hanno portato piccole lenzuola per detta colonia. Se il ritmo non diminuisce in pochi giorni avremo tutto l’occorrente.

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Di seguito però egli sbotta:

" … e adesso una parola franca alla Commissione di “carta” nominata il settembre scorso. Dico di “carta” perché non l’ho più vista se non sulla carta, tranne uno il sig. Alessandro Raimondi, al quale vanno tutti i miei ringraziamenti perché se l’è presa veramente a cuore ed ha lavorato. Temevano forse costoro che li avessi a burlare e fossi un imbroglione? I fatti però parlano chiaro e io dico a costoro “non avreste fatto ora bella figura se aveste ascoltato e creduto alle mie parole ora che la colonia è sul punto di funzionare?”. Era un’opera buona. Dio l’ha benedetta e benedirà tanto i generosi benefattori perché lo scopo nostro è unico: fare del bene. Cosicchè, o benefattori, vi ringrazio tanto e vi benedico di cuore”.

L’altro segnale è di fine maggio (sempre del 1951):

“certo non è di tutti i tempi e di tutti i luoghi che un paese piccolo come il nostro abbia a sua disposizione una casa montana per villeggiatura estiva. Basterebbe questo per essere riconoscenti a chi ha dato vita all’iniziativa … dal momento che chi usufruisce di questo privilegio sono i nostri bambini, specialmente i più bisognosi … non ascoltate certa propaganda più o meno interessata. Sappiate che l’opera è essenzialmente a scopo di bene: bene fisico, morale e religioso …”.

La terza circostanza è rappresentata attraverso una vignetta molto ironica che riporta il disegno della Colonia e piantato nel giardino un grande cartello con scritto “terreno da vendere!” (n° 17 de “Il Piccione” – 8 luglio 1958) con altre due vignette un poco “oscure” nel significato, al di là di dimostrare come un medesimo fatto constatato in colonia sia visto (o auspicato) in altro modo e con un pizzico di malevolenza ad Osio Sopra.

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La vita nella Colonia di Pizzino

La struttura. Il corpo principale della colonia è costituito da un caseggiato a due piani posto a ridosso del fianco destro dello storico santuario della Madonna di Salzana (risalente al 1466 e consacrato nel 1548). Si trova ad un’altitudine di mt. 863 sul livello del mare. A piano terra trovano posto alcune salette e il refettorio della colonia. Al piano superiore sono collocati i dormitori. La parte destra estrema ospita anche gli alloggi delle suore e delle volontarie addette ai vari servizi di mensa e pulizia. Il piano terra ha anche un’appendice che scorre all’esterno dell’abside della chiesa. Qui sono collocati i servizi igienici, delle docce e il lavatoio. Sia sul fronte del santuario che al suo lato sinistro vi è uno spazio a prato riservato agli svaghi. In fondo al prato c’è una bellissima fontana (anch’essa della metà del ‘400) molto frequentata dai bambini.

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Per i primi anni di apertura gli spazi per ospitare i bambini sono ancora ridotti, sicché c’è la necessità di fare turni contenuti (max 40 ospiti), dando priorità prima alle sole femmine e poi ai soli maschi. Successivamente la struttura viene portata a 70 posti e i turni sono a gruppi misti. Seppur nata con l’intento di creare un’opportunità “principalmente per i bambini poveri di contadini dimenticati da tutti”, da subito la colonia vede aumentare i suoi frequentanti dato che famiglie degli operai o impiegati, che pure hanno la possibilità di mandare i figli nelle colonie aziendali, optano per Pizzino. Due fondamentalmente i motivi: la retta mensile è inferiore e i bambini hanno l’opportunità di stare, anche in colonia, coi propri amici e compagni di classe. Il fatto torna di vantaggio anche alla gestione, perché per i figli di operai e impiegati la retta è “piena”, mentre i figli dei contadini, come da don Severino evidenziato, usufruiscono della gratuità o di sconti per il soggiorno.

L’organizzazione. Pur essendo don Severino il responsabile diretto, dati i suoi impegni pastorali e … cantieristici a Osio Sopra il referente dell’organizzazione in loco è mons. Angelo Meli, un suo caro amico che ama trascorrere ogni anno due mesi estivi in quel di Pizzino. Le incombenze pratiche della colonia sono affidate soprattutto alle suore (quelle che gestiscono anche l’asilo di Osio) coadiuvate da signore volontarie sia per la cucina che per le pulizie. Ad accudire direttamente i bambini, organizzati in squadre, provvedono delle assistenti. La giornata tipo si svolge tra lunghe passeggiate nei boschi alternate a momenti ludici di gruppo nel prato a fianco della colonia. I giochi più gettonati, oltre le classiche partite di calcio per i maschi, sono la “palla prigioniera”, il “salto della cavallina” e il “ruba fazzoletto”. 

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I bambini più grandicelli sono anche coinvolti, a gruppi, in momenti di collaborazione fattiva al buon funzionamento della struttura: alcuni, al mattino, si recano in paese per gli approvvigionamenti presso l’unico negozio- panificio di Pizzino, quello del sig. Bruno Arnoldi; altri collaborano al riordino e alla pulizia in supporto dei volontari. La domenica è un giorno particolare perché tutta la colonia partecipa alle funzioni religiose della parrocchia (processioni comprese) ed è giorno di visita parenti. Sono in genere i papà più “motorizzati” (specie chi può disporre della mitica “Guzzi”) che raggiungono la località; tuttavia essi si prestano pure a portare dei doni (in genere cibarie) per conto degli altri genitori. In occasione di ricorrenze speciali don Severino organizza anche un pullman da Osio.

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Una nota curiosa: “Il Piccione del Campanile” sul numero 14 del 17 giugno 1951 annuncia

“Un nostro corrispondente invierà da Pizzino notizie riguardanti la vita dei vostri bambini in colonia, notizie che verranno settimanalmente pubblicate sul giornale”; cosa che, almeno nei primi anni, avviene regolarmente con annunci succinti tipo “le notizie dalla Colonia - Bollettino sanitario: “tutto procede bene, fame da lupi (effetto dell’aria e … del’impeccabile cucina di suor Daniela che ti prepara degli ottimi piatti da stuzzicare l’appetito ad un morto). Serenità completa. Salutissimi a parenti, amici e conoscenti e un arrivederci a presto”

seguiti spesso da lunghi excursus illustranti le bellezze del luogo.

Il declino e la definitiva chiusura della colonia

Di certo si sa che la colonia di Pizzino ha funzionato egregiamente e con incremento di utenti fino all’estate 1957. Notizie di dettaglio non ve ne sono, dato che la “fonte” principale è sempre stato “Il Piccione del Campanile”, del quale sono state reperite copie solo fino al 1952. Per le vicende finali della struttura è possibile fare una ricostruzione postuma facendo riferimento soprattutto a quanto riportato dai giornali dopo l’improvvisa scomparsa di don Severino avvenuta il 12 gennaio 1958; al proposito Egisto Corradi per il “Nuovo Corriere della Sera” scrive che fino all’ultimo nel pensiero del “parroco muratore” c’è sempre la colonia “… questi edifici erano in corso d’ingrandimento e proprio la domenica pomeriggio (del giorno della sua morte) don Severino avrebbe dovuto recarsi a Pizzino con un autocarro pieno di mattoni…”.

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Tuttavia, dopo aver dato vita con grande sacrificio alla bella iniziativa don Vitali, pur con rammarico, percepisce nel suo intimo che senza di lui e dei suoi “Savini” l’iniziativa non avrà lungo respiro. Infatti, nel suo testamento datato 20 aprile 1956, don Severino lascia la “ … la proprietà alla parrocchia di Pizzino con diritto di affittuario perpetuo alla parrocchia di Osio Sopra: arco di Provvidenza fra le due! Che, se Dio non voglia! dovesse cessare l’uso a colonia tutto l’arredamento passa a disposizione del Vescovo della Diocesi che ne disporrà nel modo migliore” (da la “Domenica del Popolo”).

Come già menzionato l’edificio è stato acquistato da don Severino non con i fondi della parrocchia di Osio ma attraverso l’alienazione di beni in loco avuti in eredità dal padre. Purtroppo, né le proprietà (parrocchia di Pizzino per l’edificio e la Curia per gli arredi) né l’avente diritto perpetuo d’uso (la parrocchia di Osio Sopra) si mostrano, per diverse motivazioni, interessate al patrimonio lasciato da don Severino. Inoltre, proprio all’inizio degli anni ’60 si registra un deciso calo di bambini frequentanti le colonie perché le maggiori condizioni di benessere economico rendono accessibile a molti il «rito delle vacanze estive familiari». L’edificio, dopo aver ritrovato negli anni ’70 un poco di vita con il soggiorno di gruppi vari di scout, viene definitivamente abbandonato anche perché la mancata regolare manutenzione lo rende inagibile.

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Ora rimangono solo i muri e dentro, come muti testimoni, stanno accatastate ancora alcune arrugginite brandine del dormitorio. E’ una grande tristezza per chi può ancora ricordare la frotta di bambini vocianti di Osio Sopra che per 7 anni ha ravvivato quell’angolo ridente della Val Taleggio.

Una gita a Pizzino vale la pena anche oggi

L’amenità del posto ha portato alcuni abitanti di Osio a costruire a Pizzino la casa per le vacanze; si tratta di tre nuclei, i cui capifamiglia negli anni ’50 hanno collaborato al funzionamento della colonia; inoltre, pure il dott. Severino Bellaviti, farmacista del nostro paese, è originario di Pizzino. Tutte le estati non manca mai l’incontro con persone di Osio che salgono per una giornata in Val Taleggio per rivedere la colonia in cui sono stati da bambini e perché il posto merita di essere visitato anche solo per turismo.

La Val Taleggio, per chi non la conoscesse, è chiamata la “Svizzera delle valli bergamasche” per il verde in cui è immersa (non vi sono industrie), per la bellezza dei paesaggi, l’opportunità di escursioni per famiglie ma anche per appassionati della montagna, i piccoli borghi con chiesette (alcune risalenti persino al ‘400 o ‘500) e vestigia antiche, i numerosi ruscelli e torrenti dalle limpide acque, la cornice dei monti in cui è incastonata e, non ultimo, per le prelibatezze gastronomiche specie per gli amanti dei formaggi. In loco si producono ancora con metodi tradizionali e genuini il celebre “Taleggio”, lo “Strachì tunt” – rigorosamente Dop – oltre che caprini e formagelle. Per chi desidera scoprire quest’angolo incontaminato, di seguito vi è una carrellata di foto dei posti più significativi da visitare facendo sosta a Pizzino. Per chi ama la natura vi è anche un ecomuseo! Da Osio a Pizzino sono circa 40 Km di strada fino a S. Giovanni Bianco; poi, svolta a sinistra e si imbocca la val Taleggio. La strada ora, rispetto ai tempi della colonia, è asfaltata e con carreggiata sufficientemente ampia. Si passa per circa 10 km tra spettacolari gole, cascate, ruscelli e fontanili. Il tempo di percorrenza medio complessivo in auto da Osio è di 1 ora circa.

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V.F. (Luglio 2015)



Note

  1. Per conoscere meglio ciò che offre la Val Taleggio ( e Pizzino in particolare) per gite anche solo di una giornata si possono consultare i seguenti siti internet: http://www.valtaleggio.com/pizzinoitin.htm;http://www.valtaleggio.com/caco.htm ; http://www.ecomuseovaltaleggio.it/itinerari/la-val-taleggio
  2. Approssimativamente, sono alcune centinaia i bambini/e di Osio Sopra che, almeno per una stagione, sono stati in colonia a Pizzino. Chi avesse ricordi da raccontare o foto documentanti la vita della colonia può contattare MicroOsio per integrare la storia di questa particolare e insolita avventura.

Integrazioni Agosto 2015

Rispondendo ad alcune segnalazioni/domande fatte dai nostri lettori:


L’articolo pubblicato da MicroOsio ha lo scopo di tracciare la “storia” della colonia (perché è nata, come si è sviluppata e come l’iniziativa è finita) e di inquadrare l’avvenimento nel contesto di Osio Sopra all’inizio degli anni ’50.

Al termine dell’articolo, nelle note, viene riportato: “Approssimativamente, sono alcune centinaia i bambini/e di Osio Sopra che, almeno per una stagione, sono stati in colonia a Pizzino. Chi avesse ricordi da raccontare o foto documentanti la vita della colonia può contattare MicroOsio per integrare la storia di questa particolare e insolita avventura”. Questa aggiunta sta a significare che ognuno dei protagonisti dell’avventura ha ricordi “suoi” e talvolta molto “personali”; sicchè per essere fedelmente riportati possono essere scritti solo da chi li ha vissuti direttamente. Quindi si riconferma l’invito a farlo perché ogni memoria arricchisce la storia.

Per quanto riguarda invece le persone citate: di Monsignor Angelo Meli si è fatto cenno nell’articolo: "Pur essendo don Severino il responsabile diretto, dati i suoi impegni pastorali e … cantieristici a Osio Sopra il referente dell’organizzazione in loco è mons. Angelo Meli, un suo caro amico che ama trascorrere ogni anno due mesi estivi in quel di Pizzino”. Certamente di lui si potrebbe dire anche altro ma si ritorna al concetto che ognuno ha i suoi ricordi.

Lo stesso si può dire della presenza non solo di don Franco Bronzino allora chierico (presenza per brevi periodi) ma di tante altre figure che hanno accompagnato i bambini nei vari anni di vita della colonia (per puro esempio: la cuoca suor Daniela, le maestre Crotti ecc..).

Di don Valentino Ongaro (anche lui alla fine nominato Monsignore), parroco di Pizzino, invece bisognerebbe scrivere un romanzo, non tanto per quanto ha inciso sulla colonia, quanto per la sua poliedrica figura di prete che ha caratterizzato la vita non solo della comunità pizzinese ma dell’intera Valle Taleggio per oltre 45 anni.

Il ricordo citato: “In casa del parroco di Pizzino c'era un mistero che ci faceva parlare sotto voce tra di noi , chissà cosa ci sarà , poi si è saputo che si trattava di una infernale macchina di allora che proiettava filmati cruenti dei soldati in guerra” è legato al fatto che don Valentino è stato un vero partigiano durante la 2^guerra: i fascisti per rappresaglia gli hanno pure bruciato la canonica; inoltre, anche oggi Pizzino annovera tra i suoi sentieri per escursioni la visita alla “Grotta dei partigiani” che si trova proprio sopra il Santuario di Salzana. Questo luogo è stato teatro dell’ultimo dramma di una lunga e dolorosa serie di avvenimenti che sconvolsero la Valle Taleggio dopo l’otto settembre 1943. Con l’inizio della lotta partigiana, qui organizzata nella 86esima brigata Garibaldi, avvengono gravi e dolorosi disagi per le Comunità locali che devono subire a lungo soprusi e distruzioni. La documentazione storica locale fa riferimento proprio a “NOTE STORICHE SU TALEGGIO E LA SUA VALLE- a cura di don Valentino Ongaro”. Se d’interesse, per conoscere detta storia si può visitare il sito web http://forum.valbrembanaweb.com/trekking-escursioni-valle-brembana-orobie-f87/grotta-dei-partigiani-valtaleggio-t6315.html. Ma questa, come si suol dire, è un'altra storia anche se meriterebbe di essere raccontata ...

Altri ricordi

Tutti ricordano una certa Marietì, una volontaria di Pizzino che aiutava suor Daniela in cucina utilizzando quello che Don Severino si faceva regalare dai commercianti di Osio e di Pizzino.

Nelle gite che i ragazzi facevano lungo i sentieri della Valtaleggio e nella pausa dopo pranzo si cantava:

Madonna di Salzana
a te Dolce Sovrana
doniamo i nostri cuor

Alla sera, dopo le preghiere gli ospiti della colonia, ringraziando il "Monsignore" che trascorreva alcune giornate in loro compagnia, intonavano:

Viva viva il buon Pastore
della colonia che ci han donato
e le suore tanto buone
ringraziamo tra un coro e l’altro

A tutti “mille grazie”
contento dice il nostro cuor
Buona notte!


Si ringraziano Angelo, Claudio e quanti vorranno segnalarci ulteriori particolari, i loro ricordi o inviare le loro foto della Colonia di Pizzino, all'indirizzo e-mail: Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo..


 

Categoria: Gli anni '50 e '60
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