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La presenza di una cappelletta campestre dedicata a Maria sul territorio di Osio Sopra è testimoniata già in un bolla di Papa Adriano IV del 1155 e in diversi atti notarili dei secoli successivi, fino alla visita del Cardinale Carlo Borromeo del 1566, durante la quale viene stesa una relazione sullo stato della cappelletta.

Il primo documento stampato nel quale si menziona la B.V. della Scopa, narrando la vicenda del Santuario di Osio Sopra, rimane con ogni probabilità il testo di Flaminio Cornaro pubblicato per la prima volta a Venezia nel 1760, come vedremo più avanti.

Un curioso precedente

Esiste però un curioso precedente rappresentato dalla traduzione dal latino, effettuata dal sacerdote veronese Agostino Zanella nel 1839, dell'Atlante mariano del gesuita tedesco Wilhelm Gumppenberg pubblicato nel 1655. 

Il libro originale di Wilhelm Gumppenberg si intitolava: Atlas marianus, sive de imaginibus Deiparae per orbem christianum miraculosis (Atlante Mariano: ossia, origine delle immagini miracolose della B.V. Maria venerate in tutte le parti del mundo) dato alla stampa, per la prima volta, nel 1655.

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Per sua stessa ammissione, Zanella trae particolari e notizie anche da altri testi e, per quanto riguarda la diocesi di Bergamo, sicuramente dal testo pubblicato da Flaminio Cornaro nel 1760 ma, nella prefazione, dice di essersi attenuto agli appunti e all'enorme materiale che i religiosi di tutto il mondo avevano fatto pervenire a Gumppenberg prima e anche dopo la sua morte. L'ipotesi più probabile è che Zanella sia venuto a conoscenza dell'esistenza del nostro Santuario dal materiale di Gumppenberg e l'abbia poi integrato con altre fonti. La stessa sorte toccherà al Santuario di Salzana.

Ecco come Zanella parla della Madonna della Scopa nella sua traduzione dell'Atlas marianus del 1839:

La Madonna delle Scope di Osio Sopra

Quale servigio di mondezza e di decoro a’ sacri luoghi convenga, con replicato prodigio di sua apparizione si degnò dimostrarlo la Regina dei Cieli in una Chiesa campereccia a Lei dedicata, ad un miglio da Osio in quel di Bergamo.

In quel sacello pertanto (già dal tempo reso squallido da parere stalla da bestie piuttosto che casa di orazione) fu vista più volte la Vergine sotto l’aspetto di augusta matrona scoparlo, e dalle immondezze diligentemente purgarlo. Di che fu chiamato in seguito quel luogo la Chiesa di Nostra Signora delle Scope.

Il celeste prodigio dalla testimonianza di molti confermato e divulgatosi ovunque, eccitò nei popoli devozione, e generosità di offerte: delle quali si costruì un tempio al nome di MARIA Santissima dedicato.

A coloro che in quella nuova chiesa l’aiuto della Vergine invocavano erano largheggiati benefizi e prodigî,
come ne fanno chiarissima testimonianza le tavolette votive che l’ara della sacra immagina circondano.


Chi era Gumppenberg e come nacque l'Atlante mariano

Nato a Monaco di Baviera nel 1609, Wilhelm Gumppenberg insegna scienze umane, teologia e filosofia. Viene chiamato per 4 anni a svolgere il compito di penitenziere in Vaticano per continuare poi la sua predicazione per 33 anni in Germania.

I suoi impegni non gli impediscono però di realizzare la grandiosa impresa di un Atlante mariano che raccogliesse la storia delle immagini di Maria venerate in tutto il mondo cristiano.

L’autore stesso spiega al “benevolo lettore” come nel 1652 egli avesse consegnato ai provinciali gesuiti di Europa la lettera con cui chiedeva che gli fossero spedite le immagini mariane trovate nell’ambito di ogni provincia e le notizie sulla loro origine. Dopo pochi mesi gli pervenne un cumulo di materiale, “facendo a gara le province nel promuovere la gloria della Vergine”, da comporre immediatamente con esso l’Atlante mariano. Lo spedì a Roma al Preposito generale e ricevutane l’approvazione lo stampò nel 1655, inviandone copia ai confratelli.

Nel 1657 il libro esce in due volumi a Innsbruck, ma Gumppenberg continua a lavorare fino al 1672 quando finisce l’opera che contiene la storia di ben 1.200 immagini di Maria. La pubblicazione conosce successo e varie edizioni e traduzioni, compresa quella italiana curata a Verona nel 1839 (Agostino Zanella).

Gumppenberg muore a Innsbruck nel 1675.

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 Le notizie su Gumppenberg sono tratte da
Testi mariani del secondo millennio
a cura di Stefano De Fiores e Luigi Gambero)

 

Flaminio Cornaro (1693-1778)

 

Di certo del Santuario della Madonna della Scopa ne parlò il patrizio e senatore veneziano Flaminio Cornaro nel suo "Apparizioni ed immagini più celebri di Maria V. Santissima nella città e nel dominio veneto", dato alle stampe nel 1760 per l'editore Remondini. Alle pagine 500 e 501 dell'edizione del 1761 (Zatta) del suo libro si parla esplicitamente della "SS Vergina Maria detta delle Scope in Osio".

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Ecco la trascrizione integrale del testo di Flaminio Cornaro:

 

APPARIZIONE ED IMMAGINE
DELLA SANTISSIMA VERGINE MARIA
DETTA DELLE SCOPE
in Osio

Qual mondezza ed attenzione debbasi ai luoghi sacri,

 lo dimostrò con replicati prodigi l' imperadrice dell' universo Maria,
comparsa in una campestre chiesetta dedicata al suo nome
nel villaggio d' Osio, sei miglia incirca distante da Bergamo.
In questo oratorio dunque, che per la trascuratezza di que' paesani,
ridotto era a tale squallore ed immondezza,
che sembrava piuttosto covile di fiere che casa d'orazione,
fu veduta bene spesso Maria Santissima, in sembianza di matrona venerabile,
con scopa alla mano purgar dalle sordidezze quel sacro luogo;
che d'indi in poi fu chiamato
la chiesa di nostra Signora dalle Scope.
Un prodigio così istruttivo operato a vista di moltissimi testimoni,
che lo pubblicarono, non poteva che eccitare la divozione de' popoli;
li quali, offrendo a gara copiose limosine,
diedero opportuna maniera d' ivi fabbricare una ben' ideata ed adorna chiesa
ad onore della divina Genitrice:
la quale nel nuovo sacro edificio diffuse copiosamente
a favore dei supplicanti gli effetti liberali di sua misericordia,
come lo dimostrano le tante votive tavolette pendenti da' muri della Chiesa.

Il testo originale del Cornaro venne poi ripreso dal Prof. Carlo Tacchi, primicerio di Scano, nel 1868, il quale ne estrapolò tutto quello che riguardava chiese e Santuari della "città e provincia di Bergamo". L'unica novità è rappresentata dal fatto che il Prof. Tacchi precisa: "Osio di sopra".

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Don Isaia Abati (Osio Sopra, 1868-1937)
 

Don Isaia Abati: Sacerdote scrittore, nasce ad Osio Sopra il 19/12/1868. Studia nel Collegio vescovile di Celana fino all'ordinazione sacerdotale del 1894 da parte di Monsignor Camillo Guindani. Fu prima Curato a Calolziocorte dal 1894 al 1896 quindi Parroco di Castione della Presolana fino al 1908 ed infine di Vertova fino al 1923 quando si ritira nella casa natale di Osio Sopra, fino alla morte.avvenuta il 23 Marzo del 1937, dedicandosi esclusivamente alla sua attività di scrittore e ricercatore. Riposa nel cimitero di Osio Sopra nella cappella privata delle famiglie "Seminati-Abati".

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Nella sua attività di letterato ha pubblicato 14 volumi tra cui "Osio di Sopra e il suo Santuario" pubblicato nel 1905 (seconda edizione del 1935) e "La nostra Madonna della Scopa” pubblicato
nel 1931 (testo quasi introvabile).

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Riportiamo integralmente il passo in cui Don Isaia descrive la vicenda della Madonna della Scopa nel suo già citato "Osio di Sopra e il suo santuario" edito per la prima volta nel  1905.

L’avvenimento dell’Apparizione, come lo narra Flaminio Cornaro, e come è passato nella tradizione orale, così vien raccontato.
Là dove ora sorge rimesso a nuovo, ricco delle attrattive dell’arte, il Santuario della Madonna della Scopa, era stata eretta anticamente una cappella campestre, dedicata come ora all’Assunta.
Fosse per dispregio del luogo santo, o fosse, come è più ovvio supporre, che perduta per le ingiurie del tempo la sua esteriorità venusta, andasse decaduta nella pubblica estimazione, giunse un tempo in cui quel sacro recinto solitario, messo in vergognoso abbandono, erasi mutato in una sconcia spelonca, dove si facea luogo ad ogni immondezza.
Si venne amaramente disgustando la celeste Sovrana per un così indegno trattamento d’un luogo consacrato dal suo Santo Nome e dalla presenza d’una sua immagine; ma forse tollerò a lungo la pungente offesa. Finché un giorno, presa risoluzione di venire in persona a mostrare il suo sovrano disgusto, si presentò nel modesto recinto, vestita sì della sua augusta maestà di regina, ma umiliata nell’atteggiamento di una povera domestica a pulire colla scopa dalla immondizie l’imbrattato suo santuario.
Il sovrmano avvenimento, giusta la tradizione, si ripeté più volte alla presenza di molte persone; la quale ultima circostanza riesce affatto naturale, quando si rifletta che il sacello nella sua primitiva semplicità doveva essere aperto alla vista dei passanti, ed offrirsi di facile osservazione ai lavoratori sparsi nelle ubertose circostanti campagne.
Conseguenza della ineffabile degnazione fu l’erezione d’un nuovo santuario all’augusta Sovrana del cielo; e da quell’ora la divozione al santo luogo, preso vigore e consolidatasi nelle anime, attraversò i secoli fino a noi.


Vogliamo concludere questo articolo con le due statue della Madonna della Scopa venerate nei secoli dalla gente di Osio e non solo.

In primo luogo la statua lignea del 1400, di autore ignoto, trafugata dal Santuario nel 1981, per passare al nuovo "Gruppo simbolico" commissionato dal Parroco Giovanni Cominelli allo scultore Guglielmo Carminati nel 1886.

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BGp (15 Agosto 2015)

Categoria: I documenti del passato
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