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tn b 26cMolti hanno sentito parlare di un aereo caduto nella campagna di Osio Sopra durante la guerra, la vicenda rimane però avvolta nel mistero e pochi ricordano bene quello che è successo. Abbiamo contattato il Sig. Francesco Brugali (Cèschi di Bressanì), un testimone oculare dello schianto dell'aereo e delle vicende che, nei giorni successivi, hanno salvato la vita ad uno dei sopravvissuti: il sergente americano Samuel D. Tracy. 

La storia inizia nell'estate del 1944, durante la fase finale della seconda guerra mondiale.

Cosa stava succedendo in Italia

Gli alleati anglo-statunitensi, dopo lo storico sbarco in Sicilia dell'estate del 1943, erano già arrivati a Roma e l'Italia, dopo l'otto settembre, era ormai in guerra contro la potente armata tedesca in tutti i territori del Nord non ancora liberati.

Per accelerare la cacciata dei tedeschi da Italia e Francia nuove armate americane erano sbarcate ad Anzio, vicino a Roma, all'inizio del 1944 e gli alleati stavano progettando uno altro grande sbarco in Provenza, nel Sud della Francia, per il 15 Agosto del 1944.

In previsione del nuovo sbarco l'armata tedesca aveva concentrato le sue forze aeree (i reparti aerei della Luftwaffe) nell'aeroporto di Orio al Serio, allora chiamato “Aeroporto Bergamo-Seriate”, per contrastare l'avanzata degli americani.

E' a questo punto che il comando della “USA Air Force” decide di bombardare l'aeroporto di Orio.

L'offensiva scatta alle 6,30 del 9 Agosto del 1944 quando 105 bombardieri del 42° Stormo [] decollano dalle basi sarde di Decimomannu e Villacidro in provincia di Cagliari. Attraversato il Tirreno gli aerei sorvolano la terraferma all'altezza di Moneglia e si dirigono verso l'aeroporto con un carico impressionante di bombe. Alle 9,25, dalla direzione di Brescia, si presentarono sulla verticale dell'aeroporto i 105 bombardieri medi bimotori Martin B-26 Marauder.

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Il bombardamento inizia alle 9,30. In meno di un quarto d'ora vengono scaricate sull'aeroporto e sulla campagna circostante più di 7.000 ordigni a frammentazione del peso di 20 libbre cadauno e 360 bombe da 250 libbre (una libbra corrisponde a mezzo chilogrammo circa).

 

Uno degli aerei, colpito dalla contraerea, cade ad Osio Sopra

Un B-26 del 17° Bomber Group, matricola 42-107788, con a bordo 7 militari americani venne colpito dalla contraerea tedesca e cominciò la picchiata verso la nostra zona.

  1. Pilota: tenente Robert E. Shank.
  2. Co-pilota: tenente Robert W. Bunch.
  3. Bombardiere: tenente Vernon L. Marrs.
  4. Mitragliere dorsale: sergente Warren E. Tupper.
  5. Motorista: sergente Nelson C. Clairmont.
  6. Mitragliere/operatore radio: sergente Robert E. O'Donnel.
  7. Mitragliere di coda: sergente Samuel D. Tracy.

Fuori controllo, l'aereo stava precipitando diretto sulle case del paese di Filago; il nostro Cèschi, allora poco più che un ragazzo, racconta che il pilota fece in modo che l'aereo dirigesse la sua caduta verso l'aperta campagna del territorio di Osio Sopra.

Con un enorme boato, l'aereo si schiantò a terra sul mörér a metà strada fra la Cassina Bianca e quella che a Osio è chiamata Vasca Rossi, 'l Vascù.

Cinque membri dell'equipaggio riuscirono a lanciarsi con il paracadute dall'aereo in picchiata mentre due rimasero intrappolati nella fusoliera del B-26 e morirono nell'impatto con il suolo; Si trattava del tenente Marrs e del sergente O' Donnel le cui salme vennero portate nella camera mortuaria del cimitero di Osio Sopra.

Quattro dei cinque sopravvissuti atterrarono in prossimità del greto del Brembo e vennero catturati dai tedeschi. Il quinto, il mitragliere di coda sergente Samuel D. Tracy, si lanciò per ultimo e Cèschi, sul carretto trainato dal suo cavallo, dopo l'enorme boato, lo vide atterrare nel campo detto Zümìch coltivato a granturco.

 

Cèschi racconta ancora che il militare uscì terrorizzato dal granturco in prossimità del vigneto, chiamato Leonàrd, che collegava la Strada Comunale dei Morti alla via Capra. In prossimità del Casèl del Caàgio, una piccola baracca per il ricovero degli attrezzi agricoli, il sergente chiese nella sua lingua quale fosse la direzione per Bergamo.

Era troppo pericoloso muoversi e il sergente trovò riparo in un altro casello nel territorio delle Quarìsme, a Nord di Via Capra, vicino alla Cassina del Gat. Di nascosto gli portava qualcosa mangiare un certo  SigGipponi che abitava ai Polér.

Passò qualche giorno e una sera, con l'aiuto del buio, lo aiutarono a trasferirsi nel Cassinèt di Brögài, il cascinale che si incontra quando Via Gatto risbuca su Via Capra. Il capostipite dei Brögài era un omone che in paese chiamavano Bartelù; lui e i familiari nascosero il sergente americano sul solaio al riparo dai tedeschi e soprattutto dagli occhi indiscreti dei fascisti della zona.

Dopo una decina di giorni i partigiani di Bergamo organizzarono il suo trasferimento: vennero a prenderlo con la bicicletta e lo portarono a Mariano dove lo aspettavano Camillo Bettinelli e Gianni Agazzi, il primo di Mariano e il secondo di Borgo Palazzo in Bergamo, che riuscirono, dopo lunghe peripezie, a metterlo in salvo. I loro nipoti, Fulvio e Alberto Vitali, conservano gelosamente la corrispondenza fra i loro zii e il sergente Tracy.

 

Dal diario del sergente Tracy

Grazie ai familiari, è stato possibile ricostruire la permanenza del sergente Tracy in terra bergamasca:

Mi lanciai per ultimo e probabilmente questa fu la mia salvezza; nessuno vide il mio paracadute scendere e così non mi aspettavano quando toccai terra.
Mi nascosi per un po' in un campo di grano, poi vidi un ragazzo in bicicletta e decisi di fermarlo, dicendo che avevo bisogno di aiuto; non so se mi capì ma mi fece intendere che dovevo aspettarlo lì. Io, sospettando che potesse tornare con dei tedeschi o dei fascisti, mi spostai rimanendo all'interno del campo.
Tornò poco dopo insieme ad un uomo ma io non mi feci vedere.
Solo verso sera, quando i due tornarono di nuovo, uscii; mi dissero a gesti di stare calmo e di non fare rumore.

Li seguii e mi nascosi in un altro campo di grano, proprio vicino alla loro casa,

Non potevo uscire allo scoperto: il loro vicino era un fascista e se mi avesse visto avrebbe chiamato i tedeschi.

La sera, mi offrirono un paio di uova e poi mi fecero dormire nella soffitta della casa.
Per i successivi dieci giorni, rimasi in quella abitazione: la famiglia si prendeva cura di me, e io restavo chiuso in una stanza di giorno e uscivo a sgranchirmi le gambe appena calava l'oscurità.

Mi dissero che i miei compagni erano stati salvati dai partigiani e si trovavano sulle montagne.

...

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Il sergente Tracy negli anni '60, dopo il suo ritorno a San Diego

(San Diego, California 1914 - Carlsbad, New Mexico 1994)

 

Ma come si è arrivati alla ricostruzione dei fatti?

Un gruppo di 5 appassionati del cremonese nel 2007 ha messo in campo un progetto "Air Crash Po – Airfinders" con l’obiettivo di raccogliere tutte le notizie sui raid aerei effettuati tra luglio 1944 e aprile 1945, in Val Padana.

Uno dei componenti del gruppo, Matteo Annoni di Fontanella (Bg), essendo venuto a conoscenza dell'aereo caduto ad Osio Sopra, in occasione di un articolo apparso su l'Eco di Bergamo del 8 'Aprile del 2012, lanciava un appello a chiunque conoscesse particolari sull'accaduto perché si mettesse in contatto con loro per fare luce su quell'episodio.

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Dopo aver letto l'articolo il concittadino Sig. Cèschi, con l'aiuto dei familiari, si mette in contatto con il gruppo dichiarando la propria disponibilità a raccontare il fatto al quale lui di persona aveva assistito.

La risposta del responsabile del gruppo, il Prof. Agostino Alberti di Soncino, è immediata  e, per prima cosa, telefona a Francesco per essere sicuro che si stesse parlando dello stesso avvenimento quindi:

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Dopo l'incontro e l'intervista a Francesco seguono, nel mese di Giugno, altre mail per organizzare un sopralluogo nel campo di proprietà del Sig. Fausto Pedretti, alla ricerca di eventuali resti dell'aereo. L'intera area era stata però bonificata dai Pedretti e recuperata completamente alla loro attività agricola.


In occasione di una nostra precedente ricerca su questo episodio, avevamo contattato il Sig. Cèschi che, con la grande disponibilità che lo contraddistingue, ci ha fornito la documentazione che abbiamo utilizzato in questo articolo. Di nuovo un grande ringraziamento da parte nostra a Francesco e alle figlie per averci permesso di condividere questa sua esperienza con tutti noi.


BGp (Giugno 2016)

Categoria: Testimonianze e ricordi
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