Questo sito utilizzza i cookies. Consultare le PRIVACY POLICIES.
Stampa

tn jole ghisleriIl ruolo della madrina di guerra nasce durante la prima guerra mondiale: alcuni ufficiali francesi, avendo notato che con l’arrivo della posta molti militari - che non ricevevano mai lettere - cadevano in uno stato di malinconia e disperazione, chiesero alle donne francesi di iniziare un rapporto epistolare con i soldati al fronte.

Anche l’Italia adottò il ruolo della madrina di guerra che serviva per tenere alto il morale dei soldati e consentiva ai combattenti di raccontare liberamente sofferenze, angosce e paure che non si potevano certo comunicare ai parenti.

Per il soldato al fronte scrivere era un modo per non sentirsi abbandonato, per continuare a sentirsi vivo e a sperare; per la madrina scrivere era un modo di fare volontariato e confortare uno o più combattenti al fronte.

In genere erano i cappellani militari, gli ufficiali, i sindaci, i parroci e gli stessi militari che indicavano i nomi dei soldati con i quali tenere la corrispondenza.
I rapporti epistolari in Italia durante la prima guerra mondiale diventarono talmente intensi che, nei tre anni e mezzo di guerra, circolarono quattro miliardi di lettere e cartoline.

*****

Nella seconda guerra mondiale le madrine di guerra erano donne - a volte bambine (“Figlie della lupa“) o adolescenti (“Le giovani italiane”) - a cui si chiedeva di assumere l’impegno di scrivere a uno o più militari, scelti per sorteggio dal Fascio locale, per far sentire loro concretamente la solidarietà del popolo italiano.

tn laposta

Il rapporto epistolare iniziava in modo formale e con lo scopo di alleggerire i disagi e le sofferenze dei soldati al fronte, spesso si concludeva con un duraturo legame di amicizia e, a volte, con un rapporto d’amore e di matrimonio.

Si riportano di seguito alcune lettere della corrispondenza fra la madrina di guerra, un artigliere di Osio Sopra, che ha combattuto durante la seconda guerra mondiale, e la sua famiglia; non è possibile stabilire come e quando iniziò la corrispondenza; certo è che continuò per anni, anche dopo la fine del conflitto.

Non è stato possibile conoscere gli scritti inviati dall’artigliere alla sua madrina, scritti che, presumibilmente, avrà conservato.

Dalle lettere della madrina traspare con chiarezza quale doveva essere il suo compito: accogliere le confidenze, confortare, esortare al patriottismo, favorire il contatto con i familiari e passare informazioni sulla salute.

In questa lettera traspare ottimismo (d’obbligo!) per la situazione bellica: si vantano successi al fronte e a casa si lavora per garantire risorse umane ed economiche.

La madrina, maestra elementare ('i miei scolaretti!') esorta il suo figlioccio a non farsi prendere dalla tristezza e ad affrontare i sacrifici: ci sarà sempre lei a incoraggiarlo! E poi ci sono le notizie rassicuranti sui “successi che i soldati dell’ Asse compiono”.

Intanto il paese è deserto: gli uomini sono partiti per il sevizio militare e ‘tante brave ragazze per il lavoro del riso’; c’è tanta tranquillità in paese e ‘non sembra nemmeno che più lontano il rombo del cannone sia sempre in movimento’.

Il raccolto del frumento è stato abbondante; le scuole sono finite; lei partirà per un corso di graduati; al suo paese si aprirà la colonia elioterapica per 140 ragazzi (“sono tutte cose belle istituite dal nostro Capo (maiuscolo!) che saranno custoditi ed educati bene, mentre i loro padri sono al fronte, ‘così al loro ritorno li troveranno forti, pronti pure loro a servire la madre Italia’.

12 Luglio 1941 - La madrina al figlioccio artigliere di Osio Sopra (1° lettera)

tn lettera1 1tn lettera1 2tn lettera1 3

I genitori del figlioccio, rincuorati dalle notizie rassicuranti della madrina, si sentivano in dovere di mantenere un rapporto epistolare con la madrina e la sua famiglia in modo da conservare un legame vitale e condividere la speranza nella fine della guerra.

C’era quasi un rapporto di sudditanza tra la famiglia del figlioccio e la madrina: sapevano i genitori quanto era vitale che il loro figlio mantenesse contatti con la madrina che poi veicolava notizie ‘veritiere e rassicuranti’.

Nella seguente ‘brutta copia’ della lettera poi inviata alla madrina, sembra quasi che il padre del soldato abbia cercato di scrivere in bella grafia, su una carta più preziosa del solito, proprio per dimostrare riconoscenza e affetto alla madrina di suo figlio.

Il padre ringrazia per le informazioni rassicuranti, confessa di provare affetto, anche perché la madrina non è più una sconosciuta: l’ha vista in foto e ha letto ‘parole tanto significanti‘; riconosce la fortuna del figlio ad avere lei come madrina.

5 Settembre 194 1 - I genitori del figlioccio alla madrina (brutta copia)

tn lettera2 1tn lettera2 2

Dalla lettera della madrina traspare ancora serenità: di giorno si lavora ma alla sera ‘trascorriamo in compagnia ore felici’ con i maestri libici, uno dei quali suona la fisarmonica, non ci si dimentica però mai di chi ‘da mesi serve la Patria’.

Conforta un po’ frettolosamente il figlioccio esortandolo a dimenticare il cugino morto in Grecia, del resto era il suo destino e poi da lassù pregherà per il bene dell’Italia.

21 Novembre 1941 - La madrina al figlioccio (2° lettera)

tn lettera3 1tn lettera2 2

tn lettera3 3tn lettera3 4tn lettera3 5

L’impegno delle madrine, non necessariamente fasciste ma desiderose di contribuire individualmente al buon esito della guerra, a scrivere lettere e cartoline - a volte inviavano anche pacchi viveri - per incoraggiare e consolare i soldati al fronte, cioè i loro figliocci, era stato voluto dal Fascismo, che pensava di comunicare, attraverso le lettere delle giovani donne, messaggi che esaltavano il ruolo della patria e l’ideologia fascista.

Anche le madrine erano impegnate in attività para-militari ed erano spesso mobilitate come soldati per svolgere diverse attività come ‘prestare servizio in una Colonia di bambini Libici a Riccione’ … ‘Tutti bravi, buoni, disciplinati come soldati’.

Un altro obiettivo del regime era favorire una corrispondenza triangolare madrina-figlioccio-famiglie reciproche per tenere alto il morale e per veicolare messaggi inneggianti al valore e al sacrificio, indispensabili per una vittoria e una futura pace.

Abbastanza frequente era quindi la corrispondenza tra la madrina e la famiglia del figlioccio e tra le due famiglie, tutto serviva per non far sentire soli il soldato e i parenti a casa, sempre desiderosi di ricevere notizie positive e orgogliosi nel sapere che il loro figlio era un ‘grande giovane’.

23 Gennaio 1942 - La madrina ai genitori del figlioccio

tn lettera4 1tn lettera4 2

La corrispondenza tardava ad arrivare, la madrina pensa quindi che il soldato si sia stancato di lei.

Si è sbagliata e si scusa. Per confortare il figlioccio in ospedale gli dice di pensare a quelli che stanno combattendo al fronte. Si rammarica poi di aver dato notizie positive sullo stato di salute alla famiglia del figlioccio e chiede come dovrà comportarsi in futuro.

Raccomanda infine di evitare di sfogare ai genitori le sue sofferenze, ma di scrivere a lei come fosse una sorella.

2 Febbraio 1942 - La madrina al figlioccio (3° lettera)

tn lettera5 1tn lettera5 2tn lettera5 3

Un’altra lettera della madrina rivela quanto le donne siano state preziose per il sostegno morale dei soldati al fronte che non sempre potevano sfogare le loro sofferenze e la loro delusione nelle lettere ai familiari e che ricevevano conforto da questi “angeli di parole” che, con le loro confidenze e racconti di vita quotidiana, distraevano i soldati dai tormenti e dalle privazioni della guerra.

Nella lettera la madrina inizia con un riferimento all’arrivo della primavera (un modo per rincuorare chi forse non se ne è accorto della nuova stagione) riferisce poi dei rapporti epistolari tra la sua famiglia con quella del figlioccio (altro argomento di conforto per il soldato) fa gli auguri per una veloce guarigione (altro modo per consolare).

Descrive la cerimonia, con la presenza delle autorità del regime, della consegna della croce d’oro al valor militare alla madre di un amico morto sul campo di battaglia, per poi terminare con l’auspicio della vittoria, e quindi di pace e prosperità.

Forse ha rattristato il figlioccio, perciò cambia argomento : immagina la gioia del soldato che riceve la posta, e la tristezza di chi non ha ricevuto nulla, confermando così l’importanza del ruolo della madrina.

Conclude poi con una richiesta azzardata: passare dal voi all’italianissimo tu. Forse un modo per far sentire più forte la solidarietà o per cercare un rapporto più amichevole.

14 Aprile 1942 - Ultima lettera della madrina al figlioccio

tn lettera6 1tn lettera6 2

I giovani al fronte scrivevano delle loro sofferenze, del loro sconforto e delle loro delusioni per una guerra subita dando spesso indicazioni e dettagli dei luoghi di combattimento. Tali informazioni però rappresentavano una minaccia per il regime che diffondeva invece notizie esaltanti sulle operazioni di guerra.

Se all’inizio gli scambi epistolari fra madrine e figliocci non subirono alcun controllo, con i risultati deludenti delle imprese belliche il regime cominciò a controllare i contenuti delle lettere che vennero censurate o sequestrate.

tn lettera6 3tn lettera6 4

Con la censura il regime cercava di prevenire e di reprimere ogni forma di denuncia delle condizioni di guerra : non doveva passare nessuna notizia della situazione disastrosa dell’esercito: perdite umane, fame, bombardamenti, divise inadatte , armamenti in gran parte risalenti alla prima guerra mondiale, mezzi di trasporto scarsi e inefficienti.

I soldati però adottarono strategie per poter comunicare liberamente: cominciarono infatti a usare un linguaggio più ermetico, escogitarono mezzi di comunicazione per simboli, scrivevano sul retro dei francobolli, utilizzavano il succo di limone per rendere invisibile lo scritto che, però, a contatto del caldo (ferro da stiro o altra fonte di calore) diventava immediatamente leggibile.

La censura aveva cercato di eliminare la diffusione delle verità scomode della guerra denunciate nelle lettere dai soldati e a dalle famiglie; dal 1943 fino alla fine del conflitto il filtro della censura si fece più ampio: era tuttavia impossibile ormai controllare le lettere che circolavano in Italia provenienti da ogni angolo dell’Europa e che non nascondevano più i disastri, le perdite e le malvagità di una guerra definitivamente persa.


MicroOsio (Ottobre 2015)

Categoria: Testimonianze e ricordi
Visite: 20833