tn ritratto

Conosco Giuseppe da quando è nato: so che è un chimico di alto profilo, un eccellente divulgatore scientifico, un appassionato di storia.
Mi meraviglio – quando lo sento parlare delle sue attività – per l’entusiasmo, la competenza e la preparazione scientifica.
Ho considerato interessante fare conoscere lui e la sua attività, quindi gli ho inviato, tramite mail, alcune domande per invitarlo a raccontare il suo iter professionale.
Giuseppe ha seguito fedelmente la traccia delle domande, ma – da spirito libero - si è raccontato secondo un suo ordine logico.


Sono nato a Osio Sopra 57 anni fa e la prima metà circa della mia vita l’ho trascorsa lì: l’ambiente (o l’habitat) che mi ha formato e ha permesso di costruire le basi del mio pensiero e, in definitiva, le mie scelte di vita.
La scuola elementare l’ho vissuta proficuamente grazie soprattutto all’ottimo maestro Calvi, che per 4 anni (dalla seconda classe alla quinta) ci ha guidato lungo un percorso formativo stimolante e ben strutturato.
classeIl suo metodo - per me molto efficace - applicava il dualismo ‘analisi-sintesi’ ovvero: dato un problema, un evento, il primo approccio era di tipo analitico al quale doveva seguire poi quello descrittivo delle cause generatrici e delle possibili soluzioni.
Sono sempre stato attratto da tutto ciò che era scientifico e questa mia propensione era stata notata dal maestro che mi incoraggiò nel coltivarla e nel seguirla.
Ricordo in particolare un libro che reperii nella biblioteca dell’oratorio e che descriveva alcuni semplici esperimenti di chimica.
Lo lessi con estrema attenzione, allestii un micro laboratorio nella cantina di casa e ripetei pure alcuni degli esperimenti descritti in quel libro.
L’esperienza durò poco perché una piccola detonazione e, soprattutto, l’incompatibilità coi salami appesi a stagionare spinsero i miei genitori a sbaraccare forzatamente il tutto.
Spostai allora l’attenzione sui minerali e fossili, decisamente meno incompatibili coi salami, per cui, vista la mia insistenza, alla fine mi venne ri-ceduto lo spazio in cantina dove poterli collocare (tuttora quella collezione è presente in studio).
E’ in tale contesto che è nata la mia passione per gli studi scientifici che col passare degli anni si orientavano sempre più verso il mondo della chimica e della biologia.
Al termine delle Scuole medie inferiori la scelta più ovvia per me fu l’Istituto Tecnico Industriale (l’Esperia) dove, durante il triennio della specializzazione in chimica industriale, avevo potuto frequentare professori e laboratori di alto livello.
Dal punto di vista professionale fu proprio un buon equilibrio tra ore di teoria e ore di pratica di laboratorio che mi permise di formare e acquisire una giusta ‘forma-mentis’ necessaria per operare con autonomia nell’uso delle tecniche analitiche strumentali e dei metodi d’analisi più in generale.
Per la maturità io e un mio compagno di studi preparammo una tesina nella quale si analizzarono una diecina di spettri UV di diverse miscele artificiali di oli vegetali con olio d’oliva al fine di individuarne la composizione quali/quantitativa (simulazione di possibili adulterazioni dell’olio d’oliva).

La passione per la chimica si traduce in progetto professionale

Questa breve esperienza condizionò la mia scelta sul tipo di studi universitari da condurre: anziché indirizzarmi verso la chimica pura mi orientai verso la chimica degli alimenti.colleghiIl corso di laurea in Scienze delle Preparazioni Alimentari durava 5 anni e, avendo acquisito buone basi all’Istituto Tecnico, molti esami di chimica li affrontai con facilità.
Anche qui frequentai professori e laboratori di alto livello: in particolare fu il corso di enzimologia che rappresentò il punto di svolta della mia formazione professionale.
Le lezioni all’epoca erano tenute dal prof. Perrella, un enzimologo di fama mondiale (per chi mastica di biochimica, fu allievo di Daniel Koshland); nel suo laboratorio c’era un via vai di professori Visitor provenienti da tutta Europa nonché di studenti stagisti stranieri (ambiente super stimolante).
Mi stavo preparando per la tesi di laurea che mi avrebbe poi assegnato un lavoro di ricerca in campo enzimatico, ma - regola del professore - dovevo prima impratichirmi sul processo di recupero, selezione, purificazione e infine caratterizzazione di un enzima, pena l’impossibilità di ottenere l’assegnazione di tesi presso il suo laboratorio.
Accettai e, per 3 mesi, lavorai sulla caratterizzazione dell’attività enzimatica di una fosfatasi alcalina presente nella membrana delle cellule epiteliali dell’intestino di vitello.
Siccome lo studio era in fase esplorativa, la fonte dell’enzima era proprio l’intestino di vitello per cui passai un’intera settimana ad aprirne e a raschiarne metri e metri.
Alla fine, con l’aiuto del team del professore, l’enzima venne isolato, purificato e caratterizzato.
Tanto bastò perché mi venisse poi assegnato l’argomento di tesi che consisteva nell’uso del lisozima (che è un enzima), nella tecnologia dei formaggi a pasta filata a lunga maturazione come il provolone.
All’epoca (siamo nel 1982), nei formaggi a lunga stagionatura veniva utilizzato abitualmente un polimero della formaldeide per scopi conservativi i cui effetti sulla salute umana risultarono alquanto dubbi.
laboratorioNei primi anni ’80 la FDA americana aveva pubblicato i risultati allarmanti di alcuni studi sperimentali condotti proprio sul consumo di alimenti contenenti il polimero della formaldeide.
L’allarme non passò inosservato; l’industria lattiero-casearia italiana e francese, le più importanti d’Europa, si diedero da fare per reperire dei conservanti di origine naturale che risultassero efficaci e non pericolosi per la salute del consumatore.
Il lisozima fu uno di questi e ancora viene regolarmente impiegato per la produzione dei formaggi a lunga stagionatura.
Se vi capita di comperare del formaggio grana, tra gli ingredienti descritti in etichetta troverete il lisozima (da uovo, che è un allergene).
Il lavoro di tesi durò un anno e mi insegnò come muovermi nell’ambito della ricerca, seguendo il percorso operativo di: ricerca bibliografica, tracciatura del percorso sperimentale di laboratorio, tempistiche esecutive, messa a punto di metodiche analitiche specifiche per la misurazione dell’attività enzimatica e studi di stabilità con tutti i relativi feed-back.
Volendo, si rivede il profilo didattico del metodo del mio maestro delle elementari: analisi-sintesi.
Questo approccio metodologico di ricerca ha poi caratterizzato e rafforzato il mio stile di lavoro e le aziende che mi hanno selezionato mi hanno inserito nei loro laboratori di ricerca fino, col passare degli anni, ad affidarmene la direzione.
Il risultato più importante di questo percorso è stato lo sviluppo di 2 brevetti internazionali che portano anche il mio nome:

    1. sviluppo di un sistema adesivo orale di origine naturale (pubblicato il 29/07/2010);
    2. uso di un APG (alchil-poli-glucoside) ad attività antimicrobica mirata (pubblicato il 1/11/2012).

In particolare per il secondo, commissionato da una società francese specializzata in prodotti per uso ginecologico, verrà pubblicato a breve sul Current Therapeutics Research un articolo che descriverà i risultati della fase 2 del progetto, riguardante l’uso dell’APG - che il mio gruppo ha individuato nella fase 1 - in un gel che presenta attività batteriostatica contro i patogeni vaginali.
La società francese ha di fatto trasformato in dispositivo medico il prodotto che recentemente è stato messo in commercio.

Il nuovo percorso professionale

Dopo 30 anni di lavoro dipendente, nel 2013 ho deciso di mettermi per conto mio aprendo uno studio di consulenza.
L’ambito lavorativo rimane quello in cui mi sono formato e specializzato ma il contesto geografico è cambiato nel senso che, oltre ad operare in Italia, seguo anche aziende irlandesi, tedesche e inglesi che operano nei settori: Food & Beverages, Feed, Food supplements e Pharma.
Per conto loro ho eseguito anche audit di aziende cinesi che producono materie prime oppure semi-lavorati destinati al mercato europeo.
Tramite queste aziende sono entrato nei loro contesti lavorativi di ricerca e di ‘controllo Qualità’ gestendo sia l’aspetto ‘regolatorio’ che di ‘ricerca e sviluppo’ vero e proprio.
Ed è qui che mi vengono spesso affidati degli studenti universitari stagisti – assai motivati e preparati – con i quali si lavora per lo sviluppo e il prosieguo dei diversi step operativi.
Il back-ground formativo è fondamentale: lo è stato per me e lo è anche per loro, ma la motivazione è l’elemento più decisivo e che fa la differenza.
Al colloquio di selezione lo si percepisce immediatamente: quello che fai ti deve piacere, ti deve entusiasmare; per me è un must!
Nell’iter formativo personale è indubbio che anche la qualità dell’offerta scolastica è determinante.
A questo proposito faccio un’osservazione: la scuola elementare che io ho frequentato (dal 1965 al 1969) era selettiva: se guardo le fotografie di classe, in tutte, circa il 50% è composto da alunni respinti.microscopio
Se ciò fosse giusto o sbagliato, non so; penso che le deficienze formative assai presto emergeranno e che pertanto sia importante saperle colmare quanto prima.
Pur con i cambiamenti congiunturali di mercato in atto (positivi e negativi), ciò che percepisco tuttora valido come elemento discriminante per chi può emergere è il livello di preparazione.
E non è tanto il ‘vince chi è più bravo’ ma ‘emerge’ chi è stato messo in condizione di essere più bravo (pur in presenza di un quadro economico critico).

Il mio futuro?

Spero di stare il più possibile in salute e con questo ‘benestare’ di poter viaggiare, lavorare e restare in contatto con i miei amici sparsi un po’ in tutto il mondo, col mondo attivo della ricerca e il mondo più in generale.
I miei contatti con Osio Sopra sono continui perché mamma Piera vi risiede stabilmente assieme a tutti i miei parenti.
Ogni tanto rivedo pure i miei compagni di classe delle elementari e in quei brevi scambi di saluti nella mia mente affiorano i ricordi di episodi, scherzi, battute e fatti vissuti allegramente in quella seconda metà degli anni ’60.
A chi si accinge a intraprendere un percorso formativo in ambito scientifico mi permetto di citare due frasi di personaggi storici che mi hanno fatto e mi fanno da guida soprattutto nei momenti di sconforto e di difficoltà nell’effettuare delle scelte: “Volli, e volli sempre, e fortissimamente volli” di Vittorio Alfieri e “Andare sempre avanti” di S. Teresa d’Avila. Il primo fa appello alla forza di volontà, la seconda afferma la capacità e il coraggio di osare, spingersi oltre, non imbambolarsi sul contingente e non lasciarsi frenare dalle difficoltà che comunque ci sono e sempre ci saranno: nulla è facile, nulla è gratuito, nulla è dovuto e tutto bisogna guadagnarselo.

La passione per la storia

Mi ha sempre incuriosito e affascinato il versante storico della mia formazione scientifica ovvero: come si nutrivano le generazioni che ci hanno preceduto in Osio Sopra? Com’è stato l’impatto dell’epidemia di peste del 1630 (di manzoniana memoria), di cui don F. Pedrinelli fece erigere, nei primi anni del ‘900, una stele commemorativa probabilmente su una fossa comune? E ancora: qual è stata la dinamica demografica nei secoli della nostra comunità? Quali le principali cause di morte?
tn famigliaNel ’93, grazie all’aiuto di Felice (Pinotti), ebbi accesso all’archivio parrocchiale, perché ero intenzionato a ricostruire l’albero genealogico della mia famiglia.
Questo micro-lavoro di ricerca mi permise di scoprire la consistenza e l’alta qualità di informazioni storico-demografiche racchiuse in questi tipi di archivi, e, dentro l’orizzonte locale, le registrazioni a opera del parroco Anton Tommaso Volpi redatte nella seconda metà del ‘700.
La sua appartenenza al gruppo giansenista da una parte e la sua vasta cultura umanistica e in parte illuministica dall’altra attirarono e tuttora attirano il mio interesse nel tempo libero.
Questo parroco, eccezionale (a mio giudizio) per l’epoca, entrò in pieno nella controversia giansenista pubblicando libri, tuttora sparsi in molte biblioteche d’Italia, ebbe accesso a pubblicazioni francesi di matrice illuministica (leggeva e scriveva il francese), redasse i registri degli ‘Stati delle anime’ in modo direi scientifico e governò la gente di Osio Sopra.
Gli attuali studiosi del giansenismo lo citano e lo classificano come un moderato; tuttavia mi chiedo che cosa avrà mai fatto filtrare della filosofia giansenista nel rapporto con la gente comune.
L’obbiettivo che mi pongo è di dedicargli un libro che ne racconti la vita.
Girovagando per lavoro sono riuscito a consultare archivi storici (es. in Venezia, in Mantova), dove vi sono tracce dei suoi libri oppure delle sue rigorose registrazioni e per ora mi limito alla raccolta.
Concludo con questa osservazione: i miei interessi professionali mi hanno portato ad interessarmi di cose ‘micro’ ed ora mi sono trovato a raccontare un po’ me stesso su ‘Micro Osio’.
Tutto micro, dunque, ma il cui insieme poi fa il macro.
Grazie per l’opportunità che mi è stata offerta.

Giuseppe


Giuseppe, con tanto impegno e capacità, è riuscito a concretizzare il suo sogno.

Studio Brugali
Food & Chemical Consulting
Almenno S. Salvatore - BG - Italy

 S.B. (Aprile 2015)