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In occasione di una ricerca sul centro storico di Osio Sopra, ci siamo imbattuti in alcune vecchie fotografie che ritraevano gli scorci più caratteristici della Osio di un tempo. Immediatamente, così raccontano quelli della Colombera, ci è balenata l’idea di realizzare, con questi soggetti, dei grandi quadri da posizionare sulle facciate degli edifici: questo avrebbe dato la possibilità di confrontare, in un solo colpo d’occhio, quell’angolo di paese, così come si presenta oggi, rispetto all’immagine che di quello stesso luogo hanno avuto, ai loro tempi, i nostri nonni e bisnonni.

L'esecuzione dei cinque dipinti è stata affidata al pittore locale Fausto Cologni (vedere più avanti l'intervista) che ha utilizzato la tecnica dell'acrilico su pannelli di Forex della dimensione di 110x178 cm. (rapporto aureo 1,618). La realizzazione è stata resa possibile dalla collaborazione con ACOS, che ha partecipato alle spese, e dall'interessamento dell'Amministrazione che ha curato i rapporti con i proprietari delle facciate sulle quali sono stati affissi i pannelli.


La vecchia Via di San Pietro

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L’attuale Via Mazzini è una delle vie più antiche di Osio e portava dalla piazza all’oratorio di San Pietro, nel luogo dove ora sorge il Camposanto. “Via di San Pietro” era scritto fino agli anni ’20, come ricorda Don Isaia Abati nel suo “Osio di Sopra e il suo Santuario” sulla facciata della prima casa, visibile dalla Piazza.

Durante il ventennio fascista la strada venne ridenominata in “Via 28 Ottobre” a celebrazione della marcia su Roma del 1922. Dopo la guerra la strada assunse il nome definitivo di Via Giuseppe Mazzini.

Troneggia sul fondo il campanile voluto dal Parroco Don Andrea Strazza, guaritore ed esorcista, costruito dal 1749 al 1766. Sul fondo della via, siamo già nella piazza, il bel palazzo, oggi demolito, di proprietà degli Abati, delimitava “il castello”, il quartiere che circonda la chiesa Parrocchiale.

La strada ha mantenuto esattamente l’assetto originario e i palazzi che si affacciano sono perfettamente riconoscibili.


L'antica Via Principe Umberto di Savoia

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La via cambiò il nome in Via F.lli Maccarini dopo il referendum popolare del 1946 che decretò la fine della Monarchia a favore della Repubblica. I fratelli Maccarini (Bernardo, detto Guido e Santo) abitavano in questa contrada e trovarono la morte nel secondo conflitto mondiale. 

Dall’antichità era il quartiere “Salvanèi” ed ospitava, nell’ultimo cortile di sinistra, un convento medievale rimasto di proprietà degli Ospedali di Bergamo fino alla metà del 1900.

Sulla sinistra, a delimitare il sagrato in via di rifacimento, una vecchia casa, a continuazione dell’edificio della Canonica si spingeva fino alla strada, nel luogo in cui ora si trova il monumento ai caduti. Il sagrato, sprovvisto di balaustre, venne rifatto nel periodo fra le due guerre mondiali; in quell’occasione, e la foto è quindi datata anni ’30, vennero costruite le balaustre con due ingressi: uno davanti alla chiesa e uno verso la piazza del Comune. Sulle balaustre erano state poste cinque statue eseguite da Pietro Muzio Compagnoni.

Balaustre e statue vennero smantellate a metà degli anni ’60.

Sulla destra, dopo il gruppo di persone, fa bella mostra di sé il fruttivendolo della Pèpa e del marito Paulì (de Pèpa); a seguire i due ingressi del negozio di Usüpì,Giuseppe Foresti, che vendeva i formaggi ottenuti con il latte dei contadini del paese.
Ancora più in là l’ingresso de Stal de Adua, con l’osteria omonima.
Anche in questo caso, tranne l’edificio a sinistra di cui si parlava, e l’auditorium, comunque non visibile dalla prospettiva del dipinto, la via è rimasta praticamente identica.


La Piazza vista da Levante

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Piazza Vittorio Emanuele II fino al 1946, oggi Piazza Garibaldi, è vista dall’ingresso di Via XXV Aprile.

All’estrema destra si intravede il monumento ai caduti spostato all’ingresso di Via Maccarini all’inizio degli anni ’60. In primo piano il Municipio, costruito tra il 1860 e il 1863 per ospitare la Scuola Elementare, l’Ufficio Comunale e il Corpo di Guardia Nazionale.

Oltre il Municipio lo storico panificio “Testa”, in angolo con l’attuale Via Mazzini. Sulla sinistra della piazza il signorile palazzo Abati, oggi demolito.

La foto è stata scattata, con ogni probabilità negli anni ’20; una delle signore al centro della piazza regge il secchio riempito al pozzo comunale ai tempi in cui l’acqua corrente non era disponibile all’interno delle abitazioni.

Il portone con l’arco a tutto sesto visibile sul fondo della piazza, immette nel primo cortile di Via Mazzini detto Stal de Rösa, dal nome dell’osteria che affiancava il portone.


La Piazza vista da Ponente


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La piazza vista da Via fratelli Maccarini. Oltre l’edificio comunale, in angolo con Via Locatelli (antica via del Pozzo), si può notare il monumento ai caduti, prima che venisse spostato all’ingresso di via F.lli Maccarini e, più in là, la pesa pubblica oltre la quale si ergeva il muro di cinta de Stal del Barù (Fenili).

Sempre a sinistra, prima del palazzo comunale, si vede la falegnameria dei Marengunì e del figlio Cèste.

Si può notare dipinta sul muro, la testa di una capra. Era una vecchia usanza durante la festa dei coscritti. Altra usanza era quella di piantare il Simàl un grosso albero tagliato nel bosco e portato in paese a mano per essere innalzato nel centro della piazza.

A destra l’edificio Abati che sorgeva in luogo dell’aiuola attuale.


La vecchia Via del Pozzo

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L’attuale Via Locatelli, una volta era detta la Via del Pozzo o Via per Mariano.

Si diparte dalla piazza in direzione di Mariano, che raggiungerà dopo aver percorso l’antica Via De’ Caselli, oggi Via Puccini, verso lo slargo della cappelletta dedicata a Santa Lucia.

In primo piano, sulla destra, si vede la Colombera del Belèss, una delle torri fortificate che circondava il centro storico. Andando verso la piazza, si apriva a destra Stal di Pessòte, e a sinistra Stal del Müninér l'antico mulino di Osio.

Sullo sfondo il campanile, di cui abbiamo già parlato, e, sulla sinistra della strada, in leggera discesa, il pozzo comunale, rimasto unica fonte di approvvigionamento dell’acqua potabile fino alla fine degli anni ’50.
La foto è degli anni ’20 ed è stata scattata all’inizio della salita per la Rochèta, il cortile più interno e difeso di tutto il centro storico, al fondo della attuale Via Marconi, anticamente la “Via di Mezzo”.


Intervista al pittore Fausto Cologni

Il mio interesse alla pittura è nato guardando mio zio Gino mentre dipingeva nel suo studio di casa, la domenica mattina ascoltando musica classica.

Lo zio dava a noi ragazzi un foglio bianco su cui abbozzavamo i nostri primi oggetti, per passare poi ai paesaggi ed infine figure e volti.

Ho iniziato disegnando, poi, con gli anni, sono passato alla pittura e all’uso di acquarelli, inchiostri di china, e successivamente ai colori ad olio e acrilici. Oggi l’uso dei colori acrilici consente la realizzazione di quadri di misure importanti.

Negli anni ’80 ho frequentato corsi di apprendimento e approfondimento alle scuole di Paris e Compagnoni ed ho realizzato i miei primi ritratti di amici, parenti, persone scomparse, copiando dalle fotografie; inizialmente utilizzando le matite per poi passare ai pastelli, agli acquarelli ed infine ai colori ad olio.

Ho operato come volontario nei corsi “Atelier per ragazzi” della Scuola di Arte e Musica condotta dall’Associazione La Colombera e realizzato una personale sempre in collaborazione con la stessa Associazione di cui sono membro effettivo e volontario da anni. L’ultimo impegno assunto in ordine di tempo, è la realizzazione dei dipinti di questo progetto: “Osio, ieri e oggi”.
Spero che il mio percorso artistico possa continuare con esperienze nuove e con lo sguardo rivolto ad una continua ricerca e crescita personale nell’appassionante mondo dell’arte.


BGp (Giugno 2015)