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modididirelmnI modi di dire sono la bellezza e il colore di ogni dialetto. Ve ne sono una infinità anche in bergamasco. Quelli che seguono non sono, ahimè, che una piccola parte di quelli che vengono utilizzati a Osio. Alcuni sono diffusi in tutta la provincia, altri in un ambito ristretto al paese, altri sono utilizzati solo all'interno di un parentado, riferiti magari ad episodi noti a quella ristrettissima cerchia di persone, ma non per questo meno interessanti.


L

La bat de póch, al bat de mia tat. Manca poco tempo ancora oppure c'è poca differenza.

L'à bötàt in ària. Ha buttato all'aria. Nel gergo popolare: abortire spontaneamente.

La gh'à 'n di mà 'l manès. E' lei che ha il potere in mano, che sbriga tutte le faccende.

La ga öl töta. E' il colmo, ci vuole tutta (la pazienza?).

Làssega ì bé, làssega ìv bé. Letteralmente lasciagli avere bene oppure lasciagli vivere bene. In entrambi i casi: lascialo in pace.

Làssega 'ndà ü chìfer. Lasciargli andare uno scapaccione. Il Chifer, o meglo Kipfer è una pane tedesco evidentemente molto pesante. E' una forma di pane usata, con lo stesso nome, anche in toscana.

Làssel bói. Lascialo bollire, lascia che rimanga arrabbiato, gli passerà.

Làssel isbói. Lascia che gli passi la collera, il bollore.

Laùr de campana-martèl. Si dice quando succede qualcosa di straordinario, o un fatto particolarmente grave. Le campane suonavano a martello (colpendole ripetutamente con un martello), per richiamare la gente quando il paese era sotto la minaccia dei nemici o durante un temporale fortissimo con lampi e grandine.

Laurà sóta i óter. Lavorare al soldo di qualcuno, E' il lavoro dipendente.

L’è al mónd perché gh’è pòst. E' al mondo perché, e finché, c'è posto anche per lui. Detto di persona inutile e insignificante.

L'è assé a' mès. Ne basterebbe la metà.

L'è bassa la tèra. Si intende dire che è faticoso lavorare la terra. In realtà la terra non è bassa ma la schiena ne risente col passare degli anni.

L'è borlada 'n tèra, l'è slissada. E' caduta per terra, è scivolata. Modo di dire popolare riferito ad una ragazza che è rimasta incinta.

L'è dré a 'ndà in piàssa. Si dice di uno che si sta stempiando in maniera prematura. Perdere i capelli.

L'è fàcc in bandéra. Sembra proprio fatto su misura per un determinato scopo.

L'è in d'öna bòta de fèr, l'è in d'öna bòta de cispa. La prima, come in italiano, essere in una botte di ferro. La seconda è detto scherzosamente di chi è messo male: essere in merda. la cispa, in bergamasco, è il liquame raccolto nelle stalle per ingrassare il terreno. Il rüt è invece la parte solida degli escrementi delle mucche mischiata alla paglia usata per sternì la stalla. Anche questo viene usato per concimare i campi, una volta maturo, cioè fermentato per un paio di mesi sulla mida del rüt.

L'è mal in gamba. Insicuro sulle gambe ma anche non essere, in generale, molto in forma.

L'è mìa tat per la qual. Detto di persona non completamente affidabile. “Per la quale”, si usa raramente anche in italiano.

L'è 'ndàcc in segónda perché i gh'éra de sbiancà la prima. E' passato alla seconda elementare perché dovevano imbiancare l'aula della prima. Detto di chi non ha molte capacità intellettive e va avanti solo perché le circostanze lo richiedono.

L'è 'n dré ü car de rèf. .E' indietro un carro di filo. Essere smisuratamente arretrato.

L’è 'ndàcia la quàia. La quaglia è scappata. Si dice quando ci si è lasciati scappare una occasione che non si ripresenterà.

L’è s-cinghét, l'è 'n brìndisi, l'è 'n cìmbalis. E' ubriaco. I cimbali sono specie di nacchere usate dagli antichi romani nei baccanali, le feste di Bacco.

L'è stàcc zó 'n de zit. E' stato immerso nell'aceto quindi si è rafforzato. Si dice di persona dal carattere forte e risoluto.

L'è tò 'l tréno? Sei tu il padrone del treno? Sei tu il proprietario di tutto quanto? Si dice a persona che crede di essere onnipotente.

Lecà sö töt. Leccare tutto. Imparare tutto facilmente.

Lènt e seguènt. Calmo ma costante. Si dice di persona che sembra non prendersela troppo a cuore ma opera con continuità e i risultati li raggiunge.


 

M

Madóna d' la Scùa 'mpó e óter []. Madonna della Scopa un po' e altro. Un po' e altro viene spesso aggiunto alle lamentazioni per prolungarne l'effetto.

Mai piö! Viene usato soprattutto come: neanche per sogno!

Mancàet a' té. Mancavi solo tu, per completare l'opera.

Mandàl vià gòb. Si pronuncia gòp.Mandare via gobbo qualcuno, farlo rimanere male, fargli fare una figuraccia.

Mandàn zó de còce e de crüde. Mandarne giù di cotte e di crude: doverne sopportare di tutti i colori senza fiatare.

Mangià la fòia. Rendersi conto, capire l'antifona. Il riferimento è alla coltura del baco da seta: nessuno insegna al baco a mangiare il gelso, è lui che lo capisce al volo. La fame aguzza l'ingegno.

Mat come ü caàl. Matto come un cavallo.

Mé gh'ó i us, i óter i màngia i nus. Io ho la nomea ma sono gli altri che mangiano le noci. Si dice quando qualcuno porta via le colpe degli altri che se ne stanno approfittando.

Mèi èndel che troàl. E' meglio venderlo che trovarlo. Si tratta di una persona con la quale è meglio non avere a che fare.

Mèi compraga ü vestìt che 'nvidàl a mangià. Si dice di uno che mangia molto: è più conveniente regalargli un vestito che invitarlo a mangiare.

Mèt a copèla. Mettere sotto a lavorare, comandare a bacchetta. Tenere sotto stretto controllo. La coppella è il mortaio e i ragazzi in castigo venivano messi a frantumare il sale e il pepe con il pestello per ore e ore.

Mèt in piàssa. Mettere in pubblico qualcosa che si voleva tener segreto, spiattellare pubblicamente.

Mèt zó 'l caécc. Piantare il cavicchio, il foraterra. Si dice quando alla sera si decide di smettere di lavorare e si pianta il cavicchio per riprendere il giorno successivo da quello stesso punto. In senso lato: fino qui siamo arrivati e questo risultato non ce lo toglie nessuno.

Mètes in di sò pagn! Prova a metterti nei suoi panni!

Mètes in ghìngheri. Mettersi eleganti, addobbarsi per la festa.

Misèria a brache, piöcc a muntù. Miseria a manate e pidocchi a mucchi. E' la povertà più nera.

Mur de Dio, Mur di Dio. Esclamazione. Probabilmente da timor o amor di Dio. Equivale all'italiano “per l'amor del cielo”.


N

'Ndà a Cucài sensa èt Palassöl. Andare a Coccaglio senza passare da Palazzolo sull'Oglio, Coccaglio è un piccolo paese al confine Est di Palazzolo. A Palazzolo c'era uno dei pochissimi ponti sull'Oglio e bisognava passare di lì. L'antifona si riferisce al fatto di andarle a buscare, a “cuccarle”.

'Ndà a palèta. Il modo di dire ha tre significati. Il primo quello di approfittare di qualcuno scroccando da mangiare e da bere. Il secondo significato si riferisce a due fidanzati che stanno insieme senza essere sposati: i stà 'nsèma a palèta. Il terzo, ma si dice anche in italiano (paletta), andare a tutta birra.

'Ndà a Róma sènsa èt ol Papa. Fare tanta fatica per niente. Darsi un gran da fare ma non arrivare al risultato pieno.

'Ndà de anda. Camminare frettolosamente.

'Ndà de còrp. Fare i propri bisogni corporali. Defecare. Letteralmente andare di corpo.

'Ndà de stòmech. Dare di stomaco, vomitare.

'Ndà dét a ida. Andare a casaccio e pesantemente. Letteralmente: andarci dentro a vite.

'Ndà 'n bordó. Si dice della verdura che leva a fiore e quindi non è più buona da mangiare. Alcuni riferiscono: 'ndà 'n brondó.

'Ndà 'n cagnù. Marcire, fare le larve.

'Ndàga 'n vèrs. Andare incontro a qualcuno, assecondarlo.

'Ndàga dré col süchì d' la mél []. Trattare qualcuno con il massimo delle attenzioni. il süchì era il contenitore realizzato con la zucca essicata e viniva utilizzato per metterci il miele.

Nèt de bügàda. Pulito di bucato. Si dice anche di persona che non ha soldi.

 


Per visualizzare le altre parti dei "Modi di dire":

PARTE 1 (abc) - PARTE 2 (def) - PARTE 3 (ghi) - PARTE 4 (lmn) - PARTE 5 (opqrs) - PARTE 6 (tuvz)

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Tratto da "Osio Sopra, il patrimonio immateriale di una comunità" di Gianpietro Bacis pubblicato per la prima volta nel 2013

(Aprile 2016)


Categoria: Dialetto
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