tn fabio famiglia1Siamo Gina Gipponi, la s-cèta del Mènech per chi non ricordasse, e Fabio Brugali, neùt del Zénza, e così siamo pari.
Nel 1985 ci conosciamo, alla Festa dello Sport (galeotta fu la Polisportiva!) e nel maggio del 1992 ci sposiamo.

Io, Fabio, avevo sempre espresso il mio desiderio di fare il contadino, nonostante il diploma di Geometra e un’attività consolidata nel tempo proprio nel campo delle costruzioni.

Io, Gina, sognavo mentre lui mi parlava dei suoi progetti e mi vedevo come una moderna Caroline mentre aspetta Charles di ritorno dai campi, stanco e sudato ma "sexi" come pochi (come avete capito sto parlando della “Casa nella prateria").

Dopo il matrimonio ci siamo concentrati sulla ricerca di un luogo in campagna dove vivere lavorando la terra e allevando animali, immaginando un piccolo agriturismo dove io avrei sfornato pane croccante e offerto latte appena munto!

Abbiamo setacciato le terre toscane in lungo e in largo, ma quello che abbiamo visto o non era abbordabile economicamente o era troppo distante dal paese.

Nel frattempo sono nati i nostri 3 figli Sofia, Lorenzo e Anna e con loro, nei passeggini o sulle spalle, abbiamo continuato la nostra ricerca fino al 2004, quando un amico ci prospetta la possibilità di vedere un podere agricolo sui colli piacentini. E’ giusto dire che ci eravamo dati un tempo limite per la ricerca (proprio il 31 dicembre 2004) i piccoli cominciavano a crescere e c’erano interessanti offerte di lavoro per Fabio e per il suo studio tecnico.

Nel mese di settembre con una coppia di amici coinvolti nel progetto, visitiamo il podere e le pecore che lo abitavano, nel comune piacentino di Bettola. La giornata non era molto bella, anzi piuttosto uggiosa, ma negli occhi di Fabio si accende una luce particolare, "birichina".

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Da subito è chiaro che questo è il “nostro posto”, ma è proprio in questo momento che realizziamo che la nostra vita non sarà più a Osio. E’ importante dire che non è stato troppo difficile lasciare la casa, il lavoro, in sostanza la nostra quotidianità, ma piuttosto gli affetti familiari e le persone con cui condividevamo passioni e impegni importanti.

Nel mese di novembre firmiamo il contratto d’affitto necessario per avere il diritto di prelazione (in agricoltura è previsto che i vicini abbiano per primi il diritto di acquisire un fondo confinante e l’affitto ci permetteva di riservarci questo diritto). Da qui comincia il bello:

  • tutti i fine settimana avanti e indietro con figli, cane, materiale edile recuperato ovunque e pranzi al sacco tra i sacchi di cemento
  • sistemiamo una marea di cartacce e buttiamo in discarica materassi, vecchi mobili marci e formaggi putrefatti
  • puliamo gli appartamenti recuperando tutto ciò che è possibile e, con il lavoro di tanti amici, diventano persino belli
  • ci muoviamo negli uffici di tutta la provincia, come in una Via Crucis, e ci fermiamo ad ogni stazione pregando affinchè tutto si sistemi
  • cominciamo ad avvicinarci al gregge, che allora contava circa 600 capi, e ci informiamo su come nutrirlo e curarlo

Formalizzeremo il contratto di acquisto solo dopo tre anni.

Nell’agosto del 2005 finalmente ci trasferiamo e la transumanza umana tra Osio e Bettola si interrompe. I ragazzi cominceranno la scuola il mese dopo e riteniamo necessario avvicinarli alla loro nuova comunità. Andiamo da Don Angelo, che ci accoglie come se fossimo esattori di Equitalia, e dal Sindaco, che si dispera perché dovrà pagare una tratta in più per il trasporto scolastico!

Dopo questa calorosa accoglienza comincia la nostra nuova vita.

I primi tempi sono durissimi: gli animali necessitano di un impegno quotidiano, come i figli, e il latte, che nel frattempo abbiamo imparato a produrre nella sala mungitura costruita da noi, non paga i conti del consorzio e delle bollette; Le difficoltà ci mettono a dura prova; anche il rapporto con gli amici partiti con noi si incrina e non troviamo la forza necessaria per continuare insieme.

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Da soli mettiamo in cantiere il nostro caseificio: otteniamo il Bollo CEE e, non senza fatica, tutte le autorizzazioni sanitarie. Alla fine del 2008 cominciamo a produrre il nostro formaggio e a venderlo nello spaccio aziendale, in alcuni negozi e al mercato.

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I ragazzi intanto crescono, il Sindaco si mette il cuore in pace per il trasporto e tocca a noi portarli e riprenderli tutti i giorni alla fermata dell’autobus, a dieci chilometri di distanza, che li porta a Piacenza. Sofia frequenta il Liceo scientifico, Lorenzo l’Istituto agrario e Anna il Liceo Psicopedagogico che solo per nominarlo devi fare un corso di dizione!

Crescono sani e sereni, fanno le loro esperienze e pretendono la loro indipendenza come fanno tutti, solo la distanza dal paese e dagli amici a volte è oggetto di discussione.

Sofia frequenta il quarto anno in Messico e adesso vive a Bologna dove studia lingue straniere, Lorenzo gioca a calcio nella squadra del paese, mettendo a frutto gli insegnamenti del Tasca, e Anna studia canto a Piacenza e ci stordisce tutti i giorni con i suoi vocalizzi.

Nessuno si appassiona alla vita contadina, del resto le nostre fatiche non sono state molto stimolanti.

Nel 2012, io Gina, mi candido alle amministrative per Bettola e inaspettatamente, come in un déjà-vu, la mia lista civica vince le elezioni. Ho una delega per la famiglia e le Associazioni: l’esperienza fatta con gli amici di Osio mi serve per affrontare le varie attività che, con il nuovo gruppo, vogliamo proporre. Scopro che le radici salde dell’essere nato in un luogo rendono tutto più semplice, più familiare e mi trovo ad affrontare resistenze culturali a volte insopportabili e insormontabili.

Nel frattempo, io Fabio, continuo a lavorare e nel tempo libero lavoro.

Tentiamo di creare collaborazione nella valle che ci ospita, ma non è così semplice, la crisi economica che affligge l’Italia travolge tutti e rende tutti più sospettosi. L’agricoltura in montagna è complessa e, se non supportata da scelte politiche lungimiranti, smette di essere risorsa e diventa ostacolo.

Chi sceglie di lavorare in montagna, oltre che creare economia, offre un servizio di tutela e controllo del territorio, che già varrebbe la pena di incentivare. Abbiamo visto frane staccarsi come frolla e invadere le strade, fiumi esondare e sconvolgere gli argini e il caldo siccitoso provocare rughe scomposte nella terra assetata. Siamo rimasti senz’acqua per lavarci e cucinare, e la notte abbiamo riempito vasche con l’acqua dei vicini per far bere gli animali, quando anche il fiume era asciutto e sconfitto.

Ma abbiamo visto anche albe rosate e tramonti che mozzano il fiato, la natura incontaminata in primavera mostrarsi in tutto il suo splendore, caprioli, lepri, cinghiali, tassi, istrici e volpi salutarci dalla collina e la miriade di stelle nelle notti fredde d’inverno scaldare i nostri sguardi e le nostre buone intenzioni.

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Le enormi soddisfazioni che otteniamo con la vendita dei nostri prodotti sono esattamente e inversamente proporzionali alla capacità delle istituzioni e delle banche di valorizzare e incentivare i nostri sforzi. Così un bel giorno (forse meglio dire brutto), le linee creditizie vengono chiuse e gli avvoltoi inetti prendono a volteggiare intorno alla nostra azienda. Arrivano tempi ancora più difficili, ma le impersonali istituzioni, ingorde di beni altrui ma prive di sogni, si scordano un piccolo particolare, siamo Bergamaschi, duri a morire.

Pur sapendo di essere ormai con le spalle al muro, decidiamo di proseguire nella nostra attività, nell’unico modo che conosciamo, come ci hanno insegnato: lavorando sodo. Di nuovo il sogno ricomincia: altri amici, le fedeli capre che ci daranno tante soddisfazioni, così come le fidate pecore che tosiamo tutti gli anni (ed eccola qui la "tosa") con l’aiuto di un’allegra compagnia di amici sardi, anche loro allevatori e ormai di casa.

Nuove figure si affiancano alle nostre e i nostri prodotti riprendono, in barba agli avvoltoi, a soddisfare, in modo sincero e genuino, il fine palato dei nostri clienti e avventori, così che entriamo nel 2013 a essere dei produttori consigliati da "Slow-food", una grande associazione internazionale "no profit", nata in Italia e impegnata a dare il giusto valore al cibo nel rispetto di chi produce in armonia con l’ambiente.

La nostra esperienza si alterna attraverso picchi di felicità e soddisfazione a dei momenti con baratri altrettanto profondi, quasi ad avere l’impressione che ogni soddisfazione che scaturisce dal nostro duro impegno debba essere compensata, in qualche modo, dalla consapevolezza che, prima o poi, proprio per essere arrivati così in alto, tutto debba finire.

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Ancora oggi non sappiamo se la nostra avventura finirà qui o continuerà nel tempo, ma sicuramente è valsa la pena averla vissuta.

Gina, Fabio, Sofia, Lorenzo e Anna


MicroOsio (Marzo 2016)