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foto01bDue cappuccini Osiesi un po' speciali

Che due cappuccini si facciano chiamare Padre Ringo e Padre John di per sé è un fatto per lo meno curioso. Se poi questi due frati assurgono all’onore delle cronache nazionali, non tanto per il loro nome d’arte quanto per i risultati conseguiti in ambito sportivo, è un avvenimento che merita ancor più di essere raccontato; anche perché questi due personaggi sono originari del nostro paese.


In primo piano sulla Gazzetta dello Sport

“La Gazzetta dello sport - magazine”, inserto del sabato, n° 5 - anno 1999, redazionale “Primo piano” dal titolo “Alziamo le nostre schiacciate”; l’Angioletta l’ha custodito con cura e ha pensato bene ora di portarlo a MicroOsio perché lo metta in evidenza sul proprio sito.

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L’articolo prende spunto da un derby di pallavolo serie A2 femminile tra le ragazze del Gifra (che sta per Gioventù Francescana) Vigevano e quelle dell’Agil (acronimo di Amicizia, Gioia, Impegno e Lealtà) Trecate che hanno rispettivamente come Presidenti l’una un frate e l’altra una suora. Il frate in questione è Padre Ringo, all’anagrafe Perego fra Emilio di Osio Sopra. Dato che l’articolo è in stile intervista, di seguito ne riportiamo, in forma integrale, i passi salienti in cui egli racconta la sua avventura non solo nel campo della pallavolo ma soprattutto in ambito pastorale.

La storia del Gifra comincia negli anni ’70, presso l’oratorio vigevanese di corso Genova. Lì accanto c’è il convento del frati cappuccini, dove vivono due fratelli, Padre Ringo e Padre John, che si danno un gran daffare per coinvolgere le famiglie che frequentano la parrocchia.

“Ma non siamo fratelli perché così si usa dire tra i preti – precisa Padre Ringo – noi lo siamo per davvero perché abbiamo gli stessi genitori …E poi la nostra – attenzione – non è una parrocchia: si tratta di un’Associazione di stampo cattolico, fondata da John e da me nel 1975 e che si pone nella zona come un’opportunità aggregativa. Facciamo incontri formativi, pastorale giovanile, spettacoli teatrali, roba così, e ovviamente attività sportiva, guai se mancasse! Però lo sport è solo uno dei fronti in cui siamo impegnati: mica sono frate per far giocare le ragazze a pallavolo!”.

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Sorride Padre Emilio Perego che “in arte” fa Ringo, mentre parla con malcelato orgoglio delle “sue” ragazze che sono arrivate alla serie A e dell’Associazione, di cui assieme al fratello Padre Giovanni, in “arte” John, è l’anima e il motore da 25 anni, che ha messo in campo 10 squadre di calcio e 9 di pallavolo, coinvolgendo più di 500 giovani.

“E’ bello vedere i risultati dei nostri sforzi concretizzarsi in qualcosa di così grande… Adesso in convento siamo 7 frati, ognuno con un compito specifico; io mi occupo del settore giovanile”.

Ed è proprio un tipo giovanile Padre Ringo, che le giocatrici chiamano semplicemente Ringo. Gli danno del tu e dei sonori “cinque” quando arriva al palazzetto sui cui spalti, durante le partite, troneggia sempre lo striscione dei “Ringo boys”. Lui invece le partite le guarda in curva, appeso alla balaustra come un paguro per fare il tifo: lo sport ce l’ha nel sangue questo vulcanico frate bergamasco di 55 anni (solo all’anagrafe, però …).

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Fa così da sempre, da quando il Gifra ha cominciato la trafila dei campionati giovanili.

“All’inizio – è ancora il suo racconto – si facevano giocare a calcio i ragazzi, era facile, ma con le femmine ci voleva qualcosa di più adatto e il volley è piaciuto a tutte. Anche a me piaceva molto, lo praticavo da studente. Sono stato il primo allenatore delle bambine mentre mio fratello, che 3 anni fa è stato trasferito a Novara, ha guidato la prima squadra iscritta al campionato CSI. Poi, quando è arrivato l’attuale tecnico Mauro Rossi, abbiamo fatto le cose più sul serio: gli ho lasciato volentieri la panchina anche perché io, lo ripeto, già faccio difficoltà a fare il frate, figuriamoci l’allenatore …”.

Qui termina la parte dell’articolo della Gazzetta dello Sport dedicata a Padre Ringo.

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Per curiosità e completezza d’informazione, l’escalation sportiva del Gifra Vigevano porta queste date: partita nel 1975, nel 1980 arriva alla Serie B dove permane per 7 anni; vi è poi la retrocessione in C1 nel 1990. Tuttavia con le giovanili vince il titolo tricolore con l’under 14, titolo che bissa due anni dopo nella categoria under 16. Con questo Gruppo inizia di nuovo la scalata alle categorie superiori fino alla serie A2 nel 1997. Sempre in A2 vince la Coppa Italia volley femminile nel 1999.

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In seguito il Gifra non ha le forze economiche per reggere in un campionato che assume sempre più un aspetto professionistico e rinuncia alle serie superiore mantenendo comunque un florido vivaio giovanile. L’altra squadra che ha dato spunto alla Gazzetta dello Sport di redigere l’articolo sopra menzionato, cioè l’AGIL Trecate presieduta da suor Giovanna, per motivi di sponsor diventa l’Asystel Novara e con tale denominazione raggiunge l’A1 (epiche le battaglie con la nostra Foppapedretti). Ma a questo punto pure suor Giovanna deve lasciare a nuovi investitori la sua creatura


L’attaccamento alla loro terra d’origine


Emilio Perego, in arte Padre Ringo, nasce ad Osio Sopra il 21.11.1943 mentre Padre Giovanni Innocenzo Perego, in arte Padre John, fratello maggiore e gemello del compianto “Pepi”, nasce ad Osio Sopra il 14.03.1942; la loro famiglia nel nostro paese è conosciuta come “i Belèss” , originariamente residente nel cortile che dal loro appellativo era appunto chiamato “stall di Belèss” ed ora è più noto come “Colombera”.

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Essi celebrano insieme la loro prima messa nella nostra parrocchiale il 19 marzo 1970. Dapprima operanti l’uno a Vigevano e l’altro a Novara, si ritrovano insieme a fondare il Gifra di Vigevano nel 1975.

Padre Ringo e Padre John sono tuttora a Vigevano dove, pur avendo superato entrambi 70 anni d’età, conducono ancora con giovanile energia e giovialità – tipiche del loro carattere - diverse iniziative in ambito pastorale, mettendo in campo fantasia ed intraprendenza.

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Pur lontani da Osio Sopra da più di 40 anni, essi mostrano sempre un forte attaccamento alla loro terra d’origine. Quando per occasioni particolari ritornano al paese, sono sempre circondati da grande affetto e simpatia non solo dai parenti e dai numerosi nipoti - per i quali Padre John e Padre Ringo costituiscono un “mito”- ma anche da tanti amici che seguono, seppur a distanza, il loro operato attraverso il “Gifra – periodico dell’associazione”, di cui Padre Ringo è il Direttore responsabile.

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Proprio leggendo il testo di un’intervista apparsa sul loro giornalino, emerge vivo il senso di appartenenza che Padre Ringo e Padre John hanno col territorio d’origine. Ne costituiscono un esempio, con velata nostalgia dei bei tempi passati, alcuni passaggi in cui descrivono il carattere dei bergamaschi, considerati fuori dal loro territorio come persone sgobbone ma burbere:

“Beh, burberi, lo escluderemmo; laboriosi senz’altro; famosi sono i cottimisti bergamaschi … questo spirito del lavoro noi due l’abbiamo portato anche a Vigevano. Infatti, l’avrete notato, noi abbiamo fatto del lavoro manuale la nostra prima arma di apostolato in mezzo ai giovani. I primi anni a Vigevano andavamo a fare gli imbianchini nelle case e i pochi giovani di allora ci seguivano. D’altronde per voi è diventato quasi naturale vederci, ancora oggi, sporchi di tinteggiatura. Perché dite che i bergamaschi sono burberi? Prendete, per esempio, il modo di festeggiare un matrimonio. Qui alle 18 o 19 tutto è finito. Sul bergamasco, oggi forse un po’ meno, un matrimonio che finisca alle 18 o alle 20 è una festa fallita. Infatti si festeggia fino al mattino dopo con canti. Si beve e si canta, si canta e si beve!!! [ahi, nostalgia canaglia …]”.

Descrivendo poi il senso della fede e della religiosità della loro terra, essi ricordano:

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 “ … Innanzitutto la fede bergamasca è di una semplicità unica, abbarbicata alla sana tradizione popolare; sottolineiamo: sana. Altra caratteristica è una forte devozione mariana. Infatti nel bergamasco non c’è un piccolo paesino che non abbia il suo Santuario dedicato alla Madonna. Alcuni esempi: la Madona di cap, la Madona di quàie, la Madona del Baglì, la Madona di Gère, la Madona de la Scua nel nostro paese di Osio Sopra. Sulla tomba di tanti bergamaschi c’è l’effige della Madonna … Da notare poi la sfrenata passione che le famiglie bergamasche hanno per il presepio… Altra particolarità della fede bergamasca è la venerazione quasi esagerata per i sacerdoti. Il saluto che spesso rivolgono a loro anche oggi è “riverisco” e, una volta, gli uomini si toglievano il cappello. La parola del parroco, poi, è sacra; difficilmente i parrocchiani bergamaschi criticano il loro parroco …”.

Proseguendo nella stessa intervista essi citano alcuni momenti toccanti della loro vita di ragazzi in quel di Osio, specie parlando della loro mamma:

“… è vero che le mamme bergamasche, almeno in passato, ma pensiamo anche oggi, consideravano un privilegio avere un figlio sacerdote. Noi due abbiamo saputo, dopo l’ordinazione sacerdotale nel 1970, che nostra madre offriva le sue sofferenze nella lunga malattia per avere un figlio sacerdote. Ne ha avuti due…”; e poi: “… ciò che ci colpì in modo negativo, quando da ragazzi arrivammo a Vigevano, era lo “scandalo”, per noi due, di vedere i poveri mangiare una scodella di minestra alla porta del convento. Il nostro stupore saliva ancor più quando ci dissero che nessuna famiglia accoglieva “poveri” in casa. A casa nostra a Osio Sopra invece, così come nelle altre case, il povero veniva messo a tavola con la famiglia. Ricordiamo ancora adesso che la nostra mamma, quando settimanalmente arrivava un povero, mandava a turno uno dei nove figli a mangiare sul gradino del camino per far posto al povero: “Lü l’è ol Signùr” (lui è il Signore), ci sentivamo dire. Ora dubitiamo che anche nel bergamasco si mantenga questa abitudine …”.

Non è che leggendo quanto sopra emerga che Padre Ringo e Padre John siano solo dei nostalgici dei tempi passati, tutt’altro. Il loro vissuto in Osio è stato il propellente per la loro vocazione sacerdotale e tuttora li spinge ad essere sul pezzo anche nella realtà attuale. Basta, ad esempio, conoscere il loro pensiero sulla formazione dei giovani d’oggi:

“Bisogna credere in quello che si fa e dedicare tutto il proprio tempo e tutte le proprie energie per incontrare in prima persona i giovani. Io credo molto in questo, perché se lasci che siano altri a mediare per te, se non sei un punto di riferimento sempre presente, il ragazzo se ne accorge, non si sente ascoltato né amato.

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Molte volte mi hanno detto “non perdere tutto quel tempo in oratorio, c’è altro da fare”, ma io penso che sia esattamente il contrario, e cioè che serva essere sempre presenti … Il segreto è la formazione; incontrare i propri ragazzi, e non solo loro, ogni settimana, aiutandoli costantemente nelle loro scelte. E poi continuare a condividere con loro più momenti possibile, con ritiri, gite, feste… Bisogna incontrarsi e stare insieme, anche solo per giocare a carte, guardare una partita. Più stai insieme più li ami. Occorre tanta fatica, superare tante difficoltà, ma alla fine gli sforzi pagano" ….


Epilogo

Questi sono Ringo e John, due cappuccini veramente speciali, tanto speciali che è impossibile far emergere la loro vera “statura” di frati narrando frammenti della loro storia; essa è ricca di tanti particolari che a prima vista possono sembrare ammantati di folclore (vedi l’avventura nella pallavolo) ma che nella sostanza costituiscono tasselli importanti nel mosaico della loro vita pastorale.

Per finire in bellezza c’è un fatto che ci piace ricordare e che riguarda direttamente uno dei pochi rientri di Padre Ringo e Padre John nel nostro paese. Siamo a metà degli anni ’80 e ad Osio a fine agosto, durante la Festa dello Sport, si tiene il Palio delle contrade. Ebbene, in archivio abbiamo scovato una foto che ritrae Ringo in una performance teatrale per la contrada degli “Spissiér”. La proponiamo come ricordo simpatico, perché fa parte della natura un poco “goliardica” di questi fratelli “Belèss”, non solo di Ringo e John però; come si può dimenticare, al proposito, il loro amato fratello “Pepi”?.

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Per ultimo, sorge spontanea una domanda: perché due frati si sono dati il “nome d’arte” di Padre Ringo e Padre John con i quali sono abitualmente chiamati? Avanziamo due ipotesi di fantasia.

La prima perché da giovani erano dei fan dei Beatles, in particolare di Ringo Starr e di John Lennon; l’altra forse perché erano appassionati di film western: Ringo (Giuliano Gemma) e John (John Wayne). Siamo quasi certi che loro ci direbbero che c’è una terza via. Per chiarire il mistero, sarebbe proprio il caso a questo punto di chiedere a Ringo e John un’intervista in esclusiva per MicroOsio.


V.F. (Settembre 2015)

Categoria: Osiesi nel mondo
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