maddyHo incontrato poche volte Maddalena, ma sono stata colpita fin dal primo incontro dal suo entusiasmo e dalla duttilità a vivere esperienze diverse.

L’ho persa di vista quasi subito: doveva tornare in Belgio. I contatti però li ho mantenuti con il papà Angelo: le rare volte in cui ci incontravamo, velocemente mi faceva il punto della situazione e concludeva “a i è amò vvià” (riferendosi alle due figlie: Maddalena ed Elisabetta). Sembrava dispiaciuto per la lontananza delle figlie, ma sotto trapelava la soddisfazione di avere due ragazze in gamba. E’ stato papà Angelo a darmi, su mia richiesta e nel giro di poche ore, l’indirizzo e-mail di Maddy che ho poi contattato.


Testo dell’intervista

Dove vivi in questo momento?

Sydney, Australia.

Quando e come è nato in te il desiderio di lasciare il paese per realizzare una tua aspirazione, un tuo progetto?

All’età di 21 anni, spinta dal desiderio di esplorare e vivere nuovi luoghi ed esperienze, ho partecipato al bando Erasmus dell’università degli studi di Bergamo. Nel luglio del 2007, insicura e carica di valigie, mi sono ritrovata sul volo verso la Norvegia, con destinazione finale in Trondheim, una cittadina a nord di Oslo che mi aveva affascinato per le molte differenze con il mio paese d’origine.

Vivere per la prima volta nella mia vita in un luogo lontano da casa, senza conoscere nessuno e senza essere veramente informata riguardo alla cultura e lingua di tale paese, è stato per me uno dei passi più importanti della vita. Un po’ come imparare ad andare in bicicletta: difficile e intimidatorio all’inizio, ma bellissimo poi!

Il viaggio in Norvegia è poi continuato con un soggiorno in Belgio, un periodo di 2 anni in California e con il mio attuale trasferimento a Sydney.

Il tuo è stato un progetto finalizzato a un’esperienza significativa lontana dal paese o è una ricerca di nuove e alternative opportunità lavorative?

Sono partita per la prima volta durante la mia laurea triennale, per vivere nuove esperienze, per provare a me stessa che ‘ce la potevo fare’ e per migliorare la mia padronanza della lingua inglese

In Norvegia ho poi conosciuto colui che è ora mio marito. Dopo un anno insieme, abbiamo deciso di trasferirci in Belgio (suo paese d’origine) dove ho continuato con una laurea specialistica in una nuova città e in una lingua differente dall’italiano e dall’ormai consolidato inglese. Ho poi cominciato a lavorare come insegnante in Belgio. Dopo un anno ci siamo di nuovo trasferiti a San Francisco, California, dove mio marito era stato accettato all’università per un secondo master.

In San Francisco ho scoperto la mia vera passione: I metodi di educazione alternativa. Ho lavorato per 2 anni in una scuola bilingue ispirata alla filosofia Italiana di Reggio Emilia.

In Australia poi ho continuato a lavorare come coordinatrice e co-direttrice di una scuola di Reggio Emilia. Sono convinta che questa sia la mia strada: l’ho trovata un po’ per caso ma la cosa importante è che l’abbia trovata!

Pensi di rimanere per sempre lontana da Osio Sopra o dall'Italia o di ritornare per mettere a frutto la tua esperienza?

Penso che la mia esperienza abbia dato i suoi frutti, anche se non in Italia. Sia io che mio marito amiamo molto l’Italia e magari un giorno ci torneremo; ma per ora il Nord Europa è l’opzione per noi più probabile.

Quali sono state le difficoltà che hai incontrato stabilendoti in una località lontana e quali soddisfazioni ti sono derivate dalla tua scelta?

Le difficoltà penso siano state quelle comuni a tutti coloro che decidono di trasferirsi all’estero: integrarsi in una nuova cultura e conoscere buoni amici.

Per quanto riguarda gli amici, penso di aver incontrato persone splendide che continuano ad arricchire la nostra vita. Il conoscere davvero una cultura differente è invece un processo lungo, che forse mai si potrà davvero completare. Ma dal mio punto di vista non è un ostacolo, più una sfida quotidiana.

Qual è la tua giornata tipo?

Lavorando in un ufficio, esco di casa presto la mattina (verso le 8) e torno la sera verso le 6. Due sere a settimana sono impegnata in cene e riunioni di lavoro; una sera è dedicata alla cena con amici e le altre sere cerco di tenerle libere per passare del tempo con mio marito.

Che differenza fondamentale trovi tra lo stile di vita del Paese in cui ti trovi rispetto a Osio Sopra?

Oltre alle comuni differenze culturali, la differenza maggiore che trovo tra il mio paese d’origine e il mondo anglosassone e nord europeo è la mentalità diffusa tra i giovani. In Italia ho l’impressione che i giovani non sognino più, non abbiano più grandi ambizioni, non desiderino realizzare idee (o magari nemmeno ricercano nuove idee).

Nei luoghi dove ho vissuto all’estero, ciò che ho apprezzato e cercato di condividere è la disponibilità a sognare, a realizzare, a mettersi in gioco.

Ogni idea è un’opzione (e non uno scherzo), ogni posizione lavorativa può essere modificata o migliorata (cosicchè non diventi una gabbia in cui si accumulano frustrazione e insoddisfazione), ogni persona crede in se stessa e nel suo potenziale unico e non omologato (con lo slogan 'Yes, We Can' Obama vinse le elezioni!).

Mi dispiace molto che in Italia questa mentalità non sia diffusa e spero davvero che in un futuro non troppo lontano gli orizzonti possano sembrare appetibili per le nuove generazioni.

Che cosa ti manca (se ti manca) del paese?

Cibo, calore umano e, naturalmente, la mia famiglia.

Consiglieresti a un giovane o a una coppia di Osio di provare un’esperienza simile alla tua? Se sì, perché?

Sì! Le motivazioni sono le stesse che mi hanno spinto a partire: aprire la mente e il cuore e crearsi un bagaglio di esperienze personali.

I mass media del Paese in cui ti trovi certamente parlano qualche volta dell’Italia; come giudicano la nostra nazione?

L’attenzione dei mass media australiani è soprattutto rivolta alle notizie locali e asiatiche. Io mi tengo informata leggendo quotidiani italiani on line.

Non vorrei farti perdere altro tempo, ma sarebbe interessante conoscere meglio la tua passione per: ‘i metodi di educazione alternativi’ e il tuo attuale lavoro in Australia ‘come coordinatrice e co-direttrice di una scuola di Reggio Emilia’. Ti chiederei perciò di precisare in che cosa consiste esattamente il tuo lavoro con il metodo di educazione alternativa.

Le mie mansioni, all’interno della scuola in cui lavoro, riguardano essenzialmente il settore pedagogico.

Innanzitutto mi occupo di organizzare un programma pedagogico per le diverse classi, per gli insegnanti e per la comunità educativa del nostro quartiere. Questo comporta una grande quantità di ricerca, attraverso la lettura e la stesura di articoli pubblicati su giornali pedagogici internazionali e, soprattutto, relativi alla filosofia di Reggio-Emilia a cui ci ispiriamo; anche un’attiva partecipazione a congressi e conferenze a tema educativo-pedagogico (in cui mi piace ascoltare altri relatori, le loro idee e i loro progetti, e in cui spesso partecipo attraverso interventi e presentazioni) fa parte del mio lavoro.

Queste attività si traducono in corsi d’aggiornamento mensili, in mostre ed esposizioni annuali e in attività di consulenza mirate (quando, per esempio, ci si trova di fronte a una situazione particolare da affrontare).

Questa attività di ricerca e condivisione con la comunità educativa permette agli insegnanti e alle scuole in generale di essere aggiornati, di avere sempre nuovi stimoli di pensiero e di conoscere le nuove frontiere socio-psicopedagogiche.

Lavorare nel settore educativo significa infatti contribuire alla formazione di persone che sono e saranno i nuovi cittadini del mondo. Fare ricerca, modificare i programmi, quando è necessario, e avere una buona apertura mentale sono, secondo me, le chiavi per un’educazione e una società migliori.

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S.B. (Dicembre 2015)