tn foto01aQualche volta, attraverso i ricordi, basta una battuta ad illuminare la storia e l’evoluzione dei costumi di una comunità o di un Paese (inteso come nazione).

Senza ricorrere ai sociologi e agli psicologi ci ha provato Carlo Conti, il noto presentatore, con un libro dal titolo “Noi che … i migliori anni della nostra vita”, derivato dal coinvolgimento dei telespettatori di un programma televisivo da lui condotto. Sulla sua scia, anche MicroOsio prova a ripercorrere con leggerezza, attraverso una nuova rubrica, la storia del nostro paese (in questo caso con la “p” minuscola) per capire come la comunità si è evoluta negli ultimi decenni.

L’intento è anche di coinvolgere in modo interattivo gli affezionati lettori in un “gioco dei ricordi”. Ricordi non tanto legati alla nostalgia dei tempi passati di “quando si stava meglio quando si stava peggio” ma finalizzati a capire come i “costumi” ed i comportamenti siano cambiati in funzione del progredire della società in vari campi.

Questa prima parte riguarda “la Scuola”; in seguito l’attenzione sarà posta ad altri argomenti. Facendo ricorso ai soli ricordi “dal vivo”, il periodo di riferimento va soprattutto agli anni ’50 (a seguire) del secolo scorso, con qualche salto anche più all’indietro se qualcuno ha pure una memoria più … lunga.

 


Noi che a scuola … Anni ‘50

Noi che … a scuola si andava vestiti con divisa diversa: i maschi con la blusa nera e le femmine con il grembiule bianco o nero

Noi che … a scuola portavamo tutti il colletto bianco (inamidato o addirittura di plastica) con un fiocco

Noi che … a scuola mettevamo le mezzemaniche nere (manichette) per non consumare i gomiti della blusa o del grembiule

Noi che … a scuola anche le maestre indossavamo un grembiule nero


 

tn foto01

 


Noi che … dovevamo scrivere per forza con la destra, anche se eravamo mancini, perché la sinistra era la mano del diavolo

Noi che … avevamo i quaderni con la copertina nera a effetto pelle di serpente e il contorno dei fogli rosso

Noi che … avevamo il quaderno di brutta e quello di bella; la maestra li ritirava tutte e due per vedere se avevamo copiato i compiti dagli altri

Noi che … a scuola avevamo solo un quaderno di bella a quadretti e uno a righe con diversa rigatura di spazi secondo le classi

tn foto02tn foto03

Noi che … quando il quaderno era finito usavamo la copertina per ritagliare le mascherine di carnevale

Noi che … la scuola iniziava il 1° di ottobre ma il 4 dello stesso mese c’era già un giorno di vacanza perché era S. Francesco patrono d’Italia

Noi che … il primo giorno di scuola i genitori accompagnavano solo quelli che iniziavano la prima

Noi che … il primo giorno di scuola sapevamo già che la maestra ci faceva scrivere “i pensierini” di come avevamo trascorso le vacanze

Noi che … il giovedì era vacanza e andavamo a scuola il sabato

Noi che … le vacanze estive non sempre erano belle perché ci toccava andare in colonia che era peggio che andare a scuola perché non c’erano gli amici

Noi che … la scuola finiva a mezzogiorno e c’erano due rientri al pomeriggio dalle 14 alle 16

Noi che … quando non c’era scuola nessuno si sognava di farci fare dei corsi di sport perché lo sport ce lo inventavamo noi in cortile o nei prati

Noi che … a scuola in prima riempivamo quaderni interi di aste, di lettere dell’alfabeto maiuscole e minuscole, in stampatello e in corsivo e solo con la matita “lapis”

Noi che … solo dopo mesi imparavamo a scrivere con la cannuccia e il pennino, usare la carta assorbente per l’inchiostro

tn foto05tn foto04tn foto06

 

Noi che … a scuola la maestra ci dava il voto anche di bella calligrafia

Noi che … a scuola avevamo un astuccio di legno con il coperchio che si apriva tirandolo all’indietro

Noi che … la maestra ci dava la nota se facevamo le “orecchie” alle pagine del quaderno e del libro

Noi che … sui muri delle aule c'erano tanti cartelloni con le lettere dell'alfabeto con a fianco l'immagine dell'oggetto con la lettera iniziale corrispondente alla figura

Noi che … a scuola avevamo un unico maestro, quasi sempre una maestra, e quasi sempre zitella

Noi che … facevamo la foto di classe con alle spalle la carta geografica

Noi che … i bambini per andare a scuola portavano i calzoni corti anche d’inverno, i più fortunati quelli alla zuava, e le bambine portavano la gonna a pieghe o svasata, mai i pantaloni

tn foto07tn foto08

Noi che … a scuola i banchi erano di legno, a due posti con i sedili uniti, col piano per scrivere inclinato, a ribaltina e con un ripiano per mettere i libri, un foro per il calamaio e una scanalatura per la le penne

tn foto09

 

Noi che … prima di cominciare le lezioni la maestra ci faceva recitare la preghierina

Noi che … imparavamo le tabelline a memoria perché la calcolatrice non sapevamo cos’era 

tn foto10tn foto11

Noi che … sull’ultima pagina dei quaderni a quadretti c’era stampata la tavola pitagorica foto

Noi che … a scuola imparavamo le poesie a memoria e il calcolo mentale rapido

Noi che … la prima maestra arrivata ai “Polér” si chiamava Floriana

Noi che … la maestra Floriana veniva da Bergamo con pullman che si fermava in piazza; si faceva a piedi la strada non ancora asfaltata che arrivava ai “Polér” ma non era mai in ritardo 


 

tn foto12

  


Noi che … a scuola ai “Polér” c’erano solo due pluriclassi: prima e seconda; terza quarta e quinta

Noi che … a scuola l’intervallo si chiamava “ricreazione” e giocavamo in cortile; il gioco della “scavalchina” era proibito, ma appunto per questo ci piaceva 

Noi che … a scuola in paese c’era una maestra che divideva la classe in tre squadre: squadra bianca delle femmine, verde quella dei maschi ritenuti più bravi, rossa quella dei maschi considerati “più indietro”

Noi che … se venivamo dai “Polér” a scuola in paese ci mettevano nella squadra dei rossi, a prescindere, anche se eravamo tra i più bravi

Noi che … della squadra rossa se nelle gare in classe vincevamo, la maestra non ci credeva e venivamo penalizzati perché secondo lei avevamo copiato

Noi che … per imparare a far di conto usavamo il pallottoliere e per conoscere la geografia guardavamo il mappamondo

tn foto13tn foto14tn foto15

Noi che … a scuola per le lezioni di scienze dovevamo portare alla maestra foglie di diversi alberi, vari frutti, fiori di campagna, chicchi di mais, frumento, segale ecc. e per compito poi li dovevamo disegnare sul quaderno di bella

Noi che … raccogliere foglie, fiori ecc. erano le ricerche da fare a casa

tn foto16tn foto17tn foto18tn foto19

Noi che … quando la maestra spiegava stavamo a braccia conserte e quando ci interrogava alla lavagna dovevamo tenere le braccia dietro la schiena; le posizioni si chiamavano di “prima “ o di “seconda”

Noi che … se la maestra ci tirava le orecchie o ci dava un ceffone quando lo dicevamo a casa ne prendevamo due

Noi che … in classe i più indisciplinati venivano messi dietro alla lavagna in ginocchio sui chicchi di riso o di mais

Noi che … a scuola quando la maestra usciva in corridoio a fare pausa con le colleghe metteva il capoclasse alla lavagna a segnare “i buoni e i cattivi”; i buoni erano sempre gli amici e i cattivi, beh basta immaginarlo …

Noi che … in classe quando venivamo sgridati le urla della maestra Mazzanti si sentivano per tutta la scuola

Noi che … a scuola la maestra teneva una bacchetta sempre pronta all’uso … quale strumento pedagogico e didattico importante

tn foto20dtn foto20p

Noi che … se ci rivolgevamo alla maestra dovevamo dire “Signora maestra” e naturalmente davamo dei “lei”

Noi che … a scuola ai “Polér” tutte le mattine la maestra ci faceva l'ispezione di pulizia: osservava le unghie, le orecchie, il collo e se erano sporchi ci mandava a lavarsi in cortile

Noi che … in classe ai “Polér” d’inverno per riscaldarci c’era la stufa a legna o a carbone; quando pioveva o nevicava e arrivavamo a scuola bagnati fradici mettevamo ad asciugare gli indumenti appesi alla raggiera della stufa

Noi che … a scuola andavamo a piedi con qualunque tempo anche se abitavamo lontano e al termine delle lezioni non c’erano i genitori fuori ad aspettarci

Noi che … se abitavamo lontano e c’era il rientro al pomeriggio ci portavamo il cestino per il pranzo

Noi che … anche la maestra che veniva da Bergamo si portava il pranzo da casa ma a mangiare non stava con noi ma in un’altra aula

Noi che … a scuola la maestra ci faceva il dettato pieno di parole apposta difficili da capire e da scrivere o frasi piene di trabocchetti come “nell’alveare c’era la cera delle api”o “la stanza era a soqquadro e non si trovava il taccuino”

tn foto21tn foto22

Noi che …. la maestra se sbagliavamo alcune parole ce le faceva scrivere 100 volte

Noi che … a scuola se commettevamo una marachella per compito la maestra ci dava da scrivere 100 volte “non devo chiacchierare mentre la maestra spiega …” o “ non devo dire le parole brutte …” ecc.

Noi che … il giorno dopo la maestra controllava se avevamo scritto le 100 volte e, conoscendo la nostra calligrafia, ce le faceva ripetere 200 volte perché “ non l’hai scritto tu … ti sei fatto aiutare”

Noi che … a scuola non esisteva il disturbo dell’attenzione o la dislessia … eri un somaro e basta

tn foto23

Noi che … in quinta elementare avevamo compagni anche di 15 anni d’età, pluriripetenti

Noi che … passavamo i compiti da copiare a un pluriripetente che faceva il fruttivendolo e lui in cambio ci dava una banana

Noi che … c’era il capoclasse e quando entrava una persona adulta gridava: “in piedi!”; e tutti ci alzavamo; stavamo così finchè la maestra non avesse urlato: “se-duti!”

Noi che … a scuola l’italiano era come una lingua straniera perché in casa e nei giochi si parlava solo dialetto

noi che … a scuola non c’era la palestra e facevamo ginnastica in cortile senza cambiarci di divisa

Noi che … per andare alle medie (non obbligatorie) si doveva fare l’esame d’ammissione, con tre scritti e un colloquio orale

Noi che … in prima elementare avevamo come unico libro “il sillabario”; dalla seconda in poi c’era invece il “sussidiario”

tn foto25tn foto26

Noi che … in classe avevamo compagni che si addormentavano sul banco perché si erano alzati alle 5 di mattina per aiutare il padre a governare le mucche nella stalla
invito


 

Abbiamo fatto una rapida carrellata di “come eravamo” a scuola negli anni ’50 del secolo scorso, senza aver svuotato del tutto il cestino dei ricordi. Invitiamo quindi tutti i lettori a darci una mano a completare il mosaico che abbiamo iniziato inviandoci i propri ricordi di scuola (pure in anni successivi a quelli sopra riportati) corredandoli anche con foto di classe o altre immagini. Il tutto si può fare inserendolo su Facebook di MicroOsio oppure inviandoci una mail (cliccando sulla voce del menu “contattaci” del nostro sito).

Esaurito il capitolo sulla “scuola”, con lo stesso stile MicroOsio tratterà anche altri argomenti come, per puro esempio, “i giochi del passato”, “la vita in famiglia”, “musica e Tv”, “i mezzi di trasporto” ecc. Anche in questo caso sono ben accette proposte. Riteniamo che sia un modo per coinvolgere un po’ tutti a ricostruire, in forma semplice ma efficace, l’evoluzione dei “costumi” della nostra comunità. Al di là del puro “gioco dei ricordi”, scavando nel passato è infatti possibile trovare anche qualche piccola risposta al “perché oggi siamo così?”.


Note: tranne le foto 2 (maestra Villa Maccarini e gruppo di classe del Villaggio) e foto 12 (maestra Floriana G. che dirige il coro) – di proprietà MicroOsio – le altre immagini sono solo simboliche e tratte da internet.


MicroOsio (Aprile 2016)